bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 14 settembre 2020

Ganga Ma

la chiamano Milano artweek, settimana dedicata all'arte moderna. ma Milano, al momento, non ha molto da offrire.

guardare le opere on line di Miart non ha veramente nessun senso. sfoglio un po' poi mi dico: ma perchè? mi sta forse piacendo?

rispetto alle proposte in città mi sono mossa per sondare alcune proposte, ma forse il meglio non era lì.

sarà stato là?

Palazzo delle Stelline
Ganga Ma 
è il frutto di una ricerca fotografica decennale sul Gange che documenta gli effetti devastanti dell’inquinamento, della industrializzazione e dei cambiamenti climatici. Il progetto segue il fiume sacro per oltre 2.500 miglia, dalla sua sorgente nel ghiacciaio del Gangotri, situato nella catena dell’Himalaya, fino alla foce nel Golfo del Bengala. Il Gange è un esempio emblematico della contraddizione irrisolta tra uomo e ambiente, poiché è un fiume intimamente connesso con ogni aspetto – fisico e spirituale – della vita indiana. La mostra presenta una selezione di opere fotografiche e due wallpaper che spaziano dal distacco della fotografia documentaria a una risposta quasi pittorica alle condizioni ecologiche e atmosferiche del Gange. Adottando quella che può essere definita "un'estetica dell'inquinamento", Giulio Di Sturco punta il suo obiettivo sul disastro ecologico che affligge il fiume più sacro e venerato dell'India. L’autore ci invita a entrare nell’opera e dopo l’iniziale stordimento dell’immagine seducente e poetica, che rivela la maestosità della natura dalla prospettiva del fiume e delle sue rive, a vederne la sua tossicità.
















mi sono piaciute. il Gange muore, il pianeta muore, e noi anche. la luce di queste foto sa di morte.

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