ma che bel film.
fermo restando che gli italiani filmano solo film intimisti, in cui non sembrano esistere altro che le relazioni personali, marito moglie figli amici sorelle fratelli, da soli o in gruppi, film di più ampio respiro sociale o gobale sono impensabili alle nostri latitudini, questo film, intimissimo, è un film toccante struggente visivo e palpabile.
uno splendido Luca Marinelli, un corpo imponente, due occhi enormi, un silenzio enigmatico, che, insieme ad Alessandro Borghi, rappresenta il presente e futuro attoriale cinematografico de no'altri, riluce in tutta la sua impagabile e attraente tristezza. una tristezza carica di vita, però, una tristezza che riempie di sguardi, molti sguardi e che riserva meravigliose sorprese.
il film parla attraverso i ricordi, ci dice che il presente è la continua allucinazione del passato, che ogni gesto è fatto della nostra storia, il concentrato e residuato di cose già vissute, la stratificazione di emozioni e parole già dette, che ogni visione ne richiama un'altra, ogni angolo un altro spazio.
non era facile narrare così, ma il regista, Valerio Mieli (già regista di Dieci Inverni, non male), ci riesce. i continui scarti, andamenti e ritorni, presenti e passati, ci regalano un'immagine compatta della storia di lei e lui, ovvero di tutti noi, seppure con una frammentazione continua del racconto.
questa storia appartiene a tutti, eppure questa è singolarissima. vale nella vita: le storie possono sembrare tutte uguali eppure sono per ognuno diverse. perchè il deposito inconscio che ci determina è unico e irripetibile. il ricordo fluttua, entra nella bocca ed esce dagli occhi, cambia nel tempo, viene piegato dal sentimento, e dal risentimento, entra nlla voce e nel ricordo dell'altro, cambia la vita e le persone che, attraverso i ricordi, si parlano, o credono di parlarsi.
i nostri amanti sono persi in un eterno presente e quindi nel continuo inganno che il passato ci impone. quando sapranno che il loro incontro era unico e non era fatto solo degli attimi vissuti, eterne ripetizioni di gesti già depositati, capiranno che la loro vita si costruirà sul futuro, sullo stupore che ancora dovrà venire, sulla scommessa del non ancora detto, sulla forza del progetto.
alla fine se lo dicono, ci vuole del futuro, basta con tutto quel presente.