nella mia parrocchia, che non frequento, si terrà, domani, una commemorazione di Fabiano Antoniani.
nella mia testa la questione non è chiara, non ho risposte di nessun genere, qualcosa mi si rivolta contro. non so se è per il suicidio assistito, non so se per il suicidio in genere, per l'eutanasia, non so so se per la morte, non so se per la pratica, il modo, i modi. intuisco vagamente che nella sofferenza possiamo scegliere, e spesso questo è il frutto di un lungo percorso personale, di non resistere più ma di dare spazio a una resa che testimoni la nostra insufficienza di esseri umani. poi, di fronte alla morte, io non so. guardo.
ma, certamente, una cosa la so.
l'unica.
detesto la retorica delle parole, la retorica delle parole sulla morte.
è un cattivo, pessimo, perverso mercato delle parole.
leggo dichiarazioni che mi graffiano perchè strumentalizzano la morte, e quale mancanza di cautela, per pubblicizzare un effetto che con la morte non ha relazione.
la parola libertà. "ora è libero", "ora è uscito dalla gabbia", queste parole sono una maledizione insopportabile.
ora è solo morto. non consiste. non è libero. la parola libertà attiene alla vita.
l'unica possibilità accettabile, ma non verificabile, al di là di dichiarazioni pubblicate sui giornali, gli enunciati non corrispondono necessariamente alla verità del soggetto, è la libertà personale di scegliere se morire e come morire.
ora libero non è.
chi cavalca questa prassi è in cattiva fede, è una pratica bieca affiancare alla morte una condizione di cui possiamo solo scrivere e godere noi, senza nemmeno ben sapere nemmeno in cosa consista, ma che, comunque, siamo vivi.
4 commenti:
Come sempre sei molto profonda, acuta, attenta e fuori dal coro.
Libera.
Un caro saluto
Marco
condivido..
ciao Rouge
Grazie Marco, quanta grazia.
un saluto a te.
Rossa
Grazie corte sconta non pensavo di trovare consenso.
buona giornata
Rossa
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