giornate primaverili dei FAI.
vado a palazzo Crivelli, indubbiamente una scoperta, soprattutto
il giardino delle meraviglie.
vado al Piccolo Teatro Strehler e al Teatro Studio Melato.
mi portano dentro fuori, in sartoria,
sopra e poi sotto, ma, soprattutto dietro.
adesso qualcuno mi spiegherà perchè appena entro nelle quinte,
appena alzo gli occhi ai grandi pannelli, alla graticcia, struttura in metallo
che sovrasta la torre scenica, appena vedo i tiri e gli strumenti di scena,
palcoscenico, elevatori, qualcuno mi deve dire perchè mi metto a piangere.
io delle ipotesi
le ho, e forse fondate. dietro le quinte ci andavo con mio padre, che andava a
salutare Ferruccio (Soleri) o Lella (Costa), e altri possibilmente, facendosene
con me gran vanto, e se ne vedono i risultati. Strehler lo aveva conosciuto, sempre
tramite Ferruccio (Soleri) e la di lui allora moglie (Anna Maria Prina) ex
direttrice della scuola di ballo della Scala. di tutto sto bel mondo, a me
importava ben poco, allora, ma entrare nei camerini, passando dal palcoscenico,
era uno sballo.
questo è il fatto.
attraverso lo specchio, e il mondo che
Alice vi trovò.
e mi ci sono ritrovata, domenica,
catapultata nei sogni a rovescio, il mistero che si disvela.
forse semplicemente sono passata
attraverso lo specchio di tanta tantissima parte della mia vita, il teatro, il
cinema, il mondo della finzione, che finzione non è.
2 commenti:
molto bello....
grazie...
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