erano tutti molto presi.
come me.
la platea era assolutamente rapita e dentro la commedia.
nessuno, dico nessuno, più si muoveva, nessuno, e dico nessuno, guardava i cellulari.
segno distintivo di una platea che si annoia (oltre che maleducata, ci si può pure annoiare annoiandosi fermi) è la costellazione di luci emanati dai dispositivi durante gli spettacoli, o i concerti.
molti, a volte moltissimi.
lo si potrebbe adottare come metodo di rilevamento del gradimento, del livello di coinvolgimento.
ma questa volta ne sono certa: tutti erano là, in scena, in quel mondo.
il mondo è quello de Il sindaco del rione sanità, testo di Eduardo De Filippo, regia di Mario Martone, Teatro Piccolo Grassi di Milano.
lo spettacolo è sorprendente, coinvolgente, commuovente. potrei dire bello, senza sembrare banale.
il testo è strepitoso.
la scelta registica è moderna, attuale, apprezzabile.
di spettacoli ne vedo a bizzeffe, non so quante volte sono andata a teatro dall'inizio della stagione.
martedì ero al Parenti a vedere una boiata, Sorelle Materassi.
una rappresentazione scenica imbarazzante.
un susseguirsi di luoghi comuni, il buon Palazzeschi ridotto a una macchietta.
mi sono addormentata, eppure era in primissima serata, eppure vengo da una lunga vacanza riposante, non me lo spiego se non che la noia, e forse il disgusto, mi hanno proprio fatto chiudere gli occhi.
invece, la potenza del teatro, del buon teatro, è la sua enorme forza trainante.
è quell'entrare in sala con i propri pensieri e trovarsi, dato il tempo necessario per un abbandono, altrove.
in un completo altrove.
sappiamo che è finto, eppure è straordinariamente vero.
è l'umanità del teatro, è la sua verità: permettermi di credere.
Antonio Barracano può dare la vita per rimanere coerente alla sua personalissima etica.
Antonio Barracano, dopo avermi fatto vedere cosa pensa del mondo, decide che è ora di smettere di girare a vuoto, forse finalmente libero dal quel giro di vento.
e io, ieri sera, ci ho creduto.
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