la situazione era paradossale, davvero grottesca.
il dilagare del politically correct fa vittime illustri, ovunque.
siamo alla Triennale, lunedì scorso, per l'inaugurazione della stagione estiva, ci sono due concerti (poi, lo devo dire, modesti), mi sono iscritta e ho ricevuto dalla Triennale l'invito a partecipare anche all'incontro che prevede la presenza di Sala, Boeri, Franceschini e altri sulla nuova realtà artistica dell'era milanese e nazionale post-covid, diciamo così.
diciamo intra-covid, è meglio.
si dicono cose, nulla di interessante.
all'entrata della Triennale c'è un gruppo di manifestanti, pacifici, sono gli operatori dello spettacolo, infuriati per la loro esclusione da tutto, hanno da dire la loro.
partecipano anche sul palco, vengono apertamente invitati a esprimersi, prendono il microfono in quattro, hanno rappresentato la parte più interessante dell'incontro forse perchè hanno da rivendicare con passione i loro diritti a fronte di contratti capestro che li vedono esclusi dalle moteplici forme di risarcimento elargiti (arrivati?) dal governo italiano.
tra le fila della platea, non sul palco, c'è Filippo Del Corno, mio amato, discreto ma presente, li ha ascoltati, ci sarà un incontro tra le parti in causa, promesso.
sul palco, per motivi a me non chiari, e più ha parlato e più mi è risultato poco chiaro, c'era tale Tommy Kuti, rapper di colore, rappresentate della seconda generazione di immigrati, con cittadinanza italiana, nato nel bresciano, laureato, mi è sembrato di capire, in scienze delle comunicazioni, con studi londinesi e un anno di permanenza in USA.
intanto parte con la rassegna del razzismo italiano, ne ha subite di ogni, in questo gli credo, sebbene sia convinta che il popolo italiano, certamente capace di razzismo, non abbia le coordinate della violenza presente in altri paesi.
a partire da questa premessa la platea ha subito in silenzio un paio di considerazioni del soggetto Tommy che avrebbero meritato qualche spunto di riflessione e che invece sono state deglutite in virtù del fatto che se mi dai del razzista e tu sei di colore se dirò qulacosa di contradditorio rispetto alle tue opinioni mi dirai che tra razzisti ci sono anche io.
invece il razzismo sta proprio nello zittirsi per questo motivo, personalmente penso che se dici cazzate, che tu sia biano o nero, te lo dico, proprio perchè non penso che il tuo colore ti dia ragione di dire cose francamente inascoltabili.
ma, sul palco, non la pensavano come me.
Tommy si dice basito perche in Italia non c'è "rappresentazione" dei neri tra le fila dei vari comparti dei lavoratori. sostiene, a ragione, che le minoranze debbano essere rappresentate e che debbano partecipare delle tavole rotonde per poter esporre, loro, e non altri, le questioni sociali e lavorative che li riguardano.
il primo dubbio mi sale quando, al posto di dire "rappresentanza", dice "rappresentazione".
lo dico, mi sembra molto grave.
è laureato.
e chiede di poter parlatre a nome dei suoi pari.
e sembra non sapere alcune cose importanti.
in Italia il fenomeno dell'immigrazione è molto recente, nella storia del nostro paese prevale l'emigrazione, vastissima, verso altri lidi. l'arrivo di migranti, dalle coste dell'Albania poi da quelle del nord Africa, è un fenomeno agli albori, riguarda la nostra generazione ma in anni si tratta di pochi decenni. rispetto a paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia che, da qualche centinaia di anni, accolgono persone provenienti dalle loro colonie ormai parte del tessuto sociale, siamo dei novellini. lì, certo, la rappresentanza è d'obbligo, basti pensare al sindaco di Londra, e il gioco è fatto. qui le rappresentanze di neri in gruppi sociali rilevanti sa ancora da fare. e sono certa che in qualche decennio, si farà.
ma se le persone che potrebberio accedere a tale ruolo confondono rappresentazione con rappresentaza, c'è ancora strada da fare.
ma la parte davvero surreale arriva con la descrizione dell'esclusione di Tommy, soprattutto a scuola, sperimentata sulla sua pelle. non ho problemi a credergli, anche noi dobbiamo crescere nella direzione dell'integrazione, e parecchio.
quello che lascia basiti, ed era lunedì scorso nel pieno delle manifestazioni che stanno rivoltando l'america, è la descrizione, al contrario, di una totale accettazione, di una pronta integrazione, di un meraviglioso ascolto, e di una sensazione di rasserenamento e di prospettive per un futuro roseo quando è stato negli USA, non ricordo dove.
Tommy, dato per certo che ignora molte cose della storia italiana e USA, almeno legge i giornali?
parlare a un pubblico di integrazione negata in Italia e garantita oltreoceano mi è sembrato semplicemente ridicolo. se qui ha incontrato problemi, e lui meno di altri che lottano perchè venga loro riconosciuta la cittadinanza italiana, non saranno certo quelli di vedere violati i suoi diritti come avviene sistematicamente negli USA. mi è sembrato insultante, ignorante e francamente grottesco. ciò di cui può stare certo, vorrei rassicuralo, è che qui non gli capiterà di finire sotto l'anfibio di un poliziotto delirante di potere concessogli da tutta l'imperante cultura americana che spara e ammazza i neri come mosche per 20 dollari o perchè si accinge a prendere il portafoglio nell'abitacolo della sua auto. ciò di cui può stare certo è che questo paese, sebbene con tempi lunghi, e perchè la storia ha tempi lunghi, non gli sparerà alle spalle. ma se crede che gli USA in rivolta, e speriamo questa volta con esiti importanti, nonstante il COVID, con milioni di persone manifestanti, possa accoglierlo democraticamente e fargli al festa al suo arrivo, io dico, si accomodi.
nessuno sul palco ha avuto da dire sulle affermazioni imbarazzanti di Tommy, sebbene fosse palese che molti abbiamo pensato, dalla platea, che, quanto meno, nel suo discorso qualcosa non andava.
ma si sa, nessuno potrà darmi del razzista se gli do ragione, penserà che sono un bravo cristiano, che gli porto rispetto. perdendo il mio però.
la situazione era paradossale, davvero grottesca.
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