liberamente, molto liberamente tratto dall'Ulisse di Joyce.
Arianna Scommegna, che brava caspita che brava, fa la Molli, una molly bloom alla milanese.
ci prova a condire la sua vita di incontri maschili divertenti, e li condisce bene di particolari triviali e scottanti, di incontri e di scontri, ma, al fondo, resta una spiazzante amarezza.
non va mica bene, alla Molli.
sta mica bene.
povera tusa.
e lo dice tutto d'un fiato, senza pause, in un flusso di parole e di coscienza, si certo tra una frignatina e una risata, la molli.
il lungo monologo finale del lavoro di Joyce viene riadattato, confezionato su una realtà di quartiere nella bassa, su pianti e risa, su illusioni e delusioni, sulla Molli e il Poldi, in un bel lavoro, proprio riuscito sotto la regia di Vacis.
in una splendida serata al Castello di Milano, distanti due metri, una sedia si e due no, si riprende così il viaggio teatrale della rappresentazione della vita.
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