è stato piacevole ed è comunque una bella iniziativa culturale, parlare della Traviata di Verdi a teatro, fare cultura, anche in modo a tratti dissacrante. va benissimo e Lella Costa è molto brava.
ma c'è qualcosa di stonato che non mi piace e a dispetto della sorellanza non posso che sottolineare che la lunghissima sparata finale contro la mascolinità colpevole, senza alcuna distinzione, della prostituzione femminile, ovviamente, per chi mi conosce, non mi trova d'accordo.
è un peccato che un bello spettacolo, che ride della inadeguatezza maschile in modo lieve e garbato, ironico e piacevole, per buona parte della rappresentazione, nella parte finale scivoli in una tiritera lunga e insensata, una scivolata di gusto dalla quale mi dissocio completamente. ma che ovviamente, provoca l'ovazione della platea femminile.
con la lunghissima lista di maschi, individuati in base alla loro professione, dagli elettricisti ai notai, dai commercalisti ai netturbini tutti, senza alcuna distinzuone di provenienza e di razza, tutto l'universo maschile è reo di favorire la prostituzione femminile e ne è colpevole per sempre fino alla fine dei tempi e degli spazi.
questa congiunzione di parte, che assolve completamente la componente femminile che altro non può essere che vittima della bassezza lombare dei maschi che lo contraddistigue fin dalla nascita dell'umanità, è un atteggiamento ideologico senza alcuna ragionevolezza che fa di un discorso possibile una negazione fanatica senza senso.
a parte tutte le condizioni di coercizione e violenza, di abuso e di aggressività, che non hanno bisogno nemmeno di essere sottolineate e che probabilmente costituiscono la maggioranza delle condizioni delle traviate della terra, dove c'è un uomo che paga c'è, soprattutto oggi, una donna che vende.
è una totale mancanza di analisi e di approfondimento della femminilità odierna negare che in moltissime situazioni di diversa prostituzione, dalla più manifesta alla più sottile e ambigua, da quella su internet a quella coniugale, c'è una posizione femminile che gioca pesantemente sulla mercificazione del proprio corpo fino a farne uno strumento di profitto, in denaro e in posizione sociale, diciamo di potere, indipendentemente da qualsivoglia erezione maschile da soddisfare.
al di là di situazioni attuali terrificanti, favorite da questo game perverso di internet, sono certa che la storia della donna è costellata di figure femminili che hanno fatto del tutto consapevolmente, del tutto lucidamente e del tutto indipendentemente dal maschio, oggetto del proprio corpo senza che nessun barone Douphol abbia forzato la mano per ottenere tale effetto.
questa difesa ad oltranza della debolezza femminile mi sembra anche controproducente, ora basta! pensarci come eterne vittime del testosterone, siamo ormai troppo avanzate nello spazio e nel tempo per metterci ancora lì a dire che è colpa dell'idraulico se ho aperto le cosce.
anche il femminicidio, nella sua totale brutalità, vede spesso un'ostinazione femminile a non spostarsi ed emanciparsi dalla condizione salvifica dell'altro, c'è molto da fare sui maschi, ma c'è molto più da fare sulle femmine e la loro incoercibile tendenza a immolarsi vittime per l'altro. ma la situazione mortale che si viene a creare è spesso il risultato di due posizioni mortifere, quella maschile e quella femminile insieme.
anche il finale dello spettacolo che vede una Lella Costa commossa nel ricordare che dietro le Violette, le Margherite Gautier, dietro le Marylin e tutte le escort del mondo c'è stata una bambina felice, mi da i nervi. e allora? ammesso che sia vero, che dietro una donna perduta e infelice e assoggettata e suicida ci sia una bambina felice (ne siamo proprio sicuri?), perchè non pensare che dietro un Berlusconi o un violentatore da strada o un uomo abusato non ci sia stato, se possibile, un bambino felice?
questo atto di commozione e di estrema commiserazione cosa aggiunge al triste destino delle traviate? alla nostre radici c'è sempre un fatto personale, per tutti, per i gandhi e per gli hitler, che porta alla traccia del bene e del male, l'analisi della storia personale porterà sempre all'assoluzione di tutti, o alla colpevolizzazione di tutti. la bambina felice non è motivo di strazio ulteriore per il destino crudele della violenza, così come non lo sarebbe saperla infelice e maltrattata dalla sua più tenera età, così come non lo sarebbe saperlo per un bambino che abbia subito violenza da adulto. c'è sempre, a prescindere dal trauma che ci contraddistigue tutti, un atto di scelta che ci porta a seguire un percorso di vita, c'è una responsabilità soggettiva.
ciò che vale per una donna, vale anche per un uomo. questo è il superamente del sessimo, non può essere un discorso a senso unico, mai. il cuore, se si sprime cosi', è intelligente affatto.
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