Quasi una larva di donna dopo il coltello del chirurgo!
E quasi un anno per recuperare le forze,
finché all'alba di dieci anni di matrimonio
mi ritrovai quasi la stessa.
Passeggiammo insieme nel bosco,
per un silenzioso sentiero di muschio e d'erba.
Ma non potevo guardarti negli occhi,
e tu non potevi guardare nei miei,
tale era il nostro dolore - i tuoi primi capelli grigi,
e io solo la larva di me stessa.
E di che parlammo?-del cielo e dell'acqua,
di tutto, si può dire, per nascondere i nostri pensieri.
Poi il tuo dono di rose selvatiche,
messe sul tavolo per dare grazia alla nostra cena.
Povero caro, con che coraggio lottavi
per illuderti di vivere la memoria di un'estasi!
Poi il mio animo s'intristì al calar della notte,
e tu mi lasciasti sola nella stanza per un attimo,
come il giorno delle nozze, povero caro.
Allora guardai nello specchio e qualcosa mi disse:
"Si dovrebbe essere morti del tutto quando si è morti a metà-
e non beffare la vita, né truffare l'amore".
E lo feci guardando là nello specchio -
caro, hai mai capito?
poesia o narrativa, forse entrambe.
una bella serata al Parenti ricordando, con personaggi comunicativi e vivaci quali Fabio Genovesi, Carmen Pellegrino e Davide Van De Sfroos, il lavoro di Fernanda Pivano nela traduzione di Spoon River di Edgar Lee Masters.
"Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta l'Antologia di Spoon River: me l'aveva portata
Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c'è tra la lettura americana e quella
inglese. Si era tanto divertito alla mia domanda; si era passato la pipa dall’altra parte della bocca per
nascondere un sorriso e non mi aveva risposto. Naturalmente c’ero rimasta malissimo; e quando mi
diede i primi libri ‘americani’ li guardai con grande sospetto.
la Pivano si appassionò immediatamente allo scritto di Lee Masters “l'aprii proprio alla
metà, e trovai una poesia che finiva così ‘mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima
d'improvviso mi fuggì’. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le
reazioni degli adolescenti”.
vedo le foto della Pivano che scorrono sullo schermo ed era una bella ragazza, sembra timida, modesta, composta. ha sempre avuto quell'aria dimessa, quella voce umile, eppure frequentava con naturalezza personaggi della storia della grande letteratura americana. nelle foto è lì, è un'amica, è una di loro, si confonde eppure si differenzia, minuta e silenziosa, proprio lei che beveva coca cola in mezzo a fiumi di alcol, cocaina e lsd. ci ha portato l'America, il suo meglio, ci ha portato l'Urlo, sottovoce.
la serata di poesia, di contributi e di musica di De Andrè è stata un vero ristoro.
un bel luogo dove stare e imparare il dono del riserbo e della verecondia.
3 commenti:
vale la pena di vivere se non altro per momenti magici.come questo da te descritto.
Buonasera corte sconta. Grazie di questo e del precedente commento. Tu e Marco siete i miei unici lettori commentatori. Come stai?
mah.. anche se è maledettamente complicato,cerco di"vivere";credo tu abbia parecchi lettori/estimatori che non si palesano, chissà perchè,personalmente trovo nei tuoi post, quasi sempre, bellezza,emozioni e conoscenza. questo amo e questo mi fa stare bene.
merci Rouge
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