Tempo di libri, buon tempo.
ho girato e ascoltato, mi hanno rapito la Mazzantini e Gifuni, Francesco Piccolo e Franco Erminio, le parole di Carmen Pellegrino e la rivisitazione di Jane Austen.
che idea geniale parlare di lei e di Orgoglio e Pregiudizio, dei libri "by a lady" (così si firmava), dell'ammirazione per lei di Virginia Woolf, della sua povertà materiale e ricchezza narrativa, dei prati verdi della campagna inglese e di Marianne che cade tra le braccia di Willoughby. ma, si sa, è universalmente noto, a Jane Austen appartiene Mr. Darcy, ormai siamo oltre la fantasia: adorabile scontroso, generoso bisbetico, gli dobbiamo molti sospiri, cara Jane, ci hai stregate tutte, ci hai fregate tutte.
chissà se è stata Chiara, Valerio, giovane donna di grande intelligenza, curatrice generale della rassegna, ad avere questa brillante idea.
lo so lo so, cara Chiara, la fiera non è andata bene, per affluenza e vendite, ma non per contenuti direi. a ben guardare, invece, Chiara ha intervistato la Mazzantini e le ho amate molto, avrei voluto testimoniare a Margaret la mia devozione per lei, tutti i battesimi che hanno segnato i suoi libri, tutta la potenza senza scampo della sua parola. lei, Margaret, dice candida che lascia libero il suo lettore, forse una questione che tormenta gli scrittori in genere, ma io volevo ricordarle che non mi risulta che la libertà preveda di essere letteralmente inchiodati alla sua parola. parola che crea solco, traccia, indelebile, nella carne. no, la libertà non è questo, ma va bene, crocifiggimi ancora.
lo so lo so, cara Chiara, la fiera non è andata bene, per affluenza e vendite, ma non per contenuti direi. a ben guardare, invece, Chiara ha intervistato la Mazzantini e le ho amate molto, avrei voluto testimoniare a Margaret la mia devozione per lei, tutti i battesimi che hanno segnato i suoi libri, tutta la potenza senza scampo della sua parola. lei, Margaret, dice candida che lascia libero il suo lettore, forse una questione che tormenta gli scrittori in genere, ma io volevo ricordarle che non mi risulta che la libertà preveda di essere letteralmente inchiodati alla sua parola. parola che crea solco, traccia, indelebile, nella carne. no, la libertà non è questo, ma va bene, crocifiggimi ancora.
Gifuni mi ha portato per mano nel suo talento, mi ha spiegato il suo Ingravallo di Gadda e come ci si è letteralmente messo dentro. io gli credo, Gifuni mette il suo corpo al servizio della voce, ogni volta che lo ascolto assisto a una metamorfosi, eccolo Gregor Samsa, si fa scarafaggio e io lo seguo. mi ha spiegato che la lettura ad alta voce apre segreti e orizzonti inimmaginabili, anche lui ha letto i Promessi Sposi per la trasmissione di rai radio 3, Ad alta vice, anche lui non si capacita dello strazio che di questo capolavoro fa la scuola, e anche io, che lo sto ascoltando dalla voce di Paolo Poli, mi beo di questa bellezza italiana, felice di scoprire tanta meraviglia in questa dannazione liceale.
Francesco Piccolo ha fatto un'interessante digressione sulla posizione di chi resta e di chi lascia, riferendosi al sud d'Italia, e l'ha fatta a partire, e per finire, con la storia di Lila e Lenù, protagoniste dell'Amica geniale, quattro bei libri, che mi sono letta. la sua digressione è ben costruita, passa dalla Ferrante a considerazioni personali, da Leopardi a O' zappatore di Merola, non manca nulla, neppure qualche gustosa risata. una sciura davanti a me occupava ignobilmente un posto in prima fila, forse ci teneva a umiliare il relatore, dato che gli ha sparato in faccia per tutto il tempo, in compagnia di una sua degnissima amica, il display del suo ipad e del suo cellulare. ha fatto di tutto, sto genio di donna, tranne che ascoltare una sola parola di quel che lo scrittore diceva, materiale cerebrale inutile direi, pure dannoso della dignità altrui. ma io me lo sono goduta, il sig, Piccolo, e ho apprezzato la sua chiosa finale che vede quel che ho visto anche io, e forse non solo io e lui, che Lila e Lenù sono due facce della stessa medaglia, sono due persone che ne fanno una, sono due versanti di tutti noi, uno che resta e uno che va.
la Pellegrino mi strega con quel suo parare così ipnotico, quel rincorrere poeticamente il vuoto e le frane e Franco Erminio, che le somiglia moltissimo, merita una medaglia al valore, così autentico e credente, con una fede forte assoluta e incrollabile nell'umanità, nelle sue potenzialità, nel suo cuore e nella sua generosità. lui paesologo così spaesato nel grande padiglione della fiera, lui amante delle piccole grandi cose così attento a cogliere di tutti i presenti una radice, un'appartenenza, un mestiere, un legame con una terra, con la terra.
alla fine abbiamo cantato, Bella Ciao, tutti la sapevano, tutti cantavano, un coro costringe all'assieme, lui lo sa molto bene, lo sapevamo tutti molto bene. sarà per questo che alzandoci, andando via, separandoci e poi incontrandoci in giro, ci siamo riconosciuti e ci siamo scambiati sorrisi.
Concedetevi una vacanza
intorno a un filo d'erba,
concedetevi al silenzio e alla luce,
alla muta lussuria di una rosa.
buon tempo, buoni libri a tutti.
Francesco Piccolo ha fatto un'interessante digressione sulla posizione di chi resta e di chi lascia, riferendosi al sud d'Italia, e l'ha fatta a partire, e per finire, con la storia di Lila e Lenù, protagoniste dell'Amica geniale, quattro bei libri, che mi sono letta. la sua digressione è ben costruita, passa dalla Ferrante a considerazioni personali, da Leopardi a O' zappatore di Merola, non manca nulla, neppure qualche gustosa risata. una sciura davanti a me occupava ignobilmente un posto in prima fila, forse ci teneva a umiliare il relatore, dato che gli ha sparato in faccia per tutto il tempo, in compagnia di una sua degnissima amica, il display del suo ipad e del suo cellulare. ha fatto di tutto, sto genio di donna, tranne che ascoltare una sola parola di quel che lo scrittore diceva, materiale cerebrale inutile direi, pure dannoso della dignità altrui. ma io me lo sono goduta, il sig, Piccolo, e ho apprezzato la sua chiosa finale che vede quel che ho visto anche io, e forse non solo io e lui, che Lila e Lenù sono due facce della stessa medaglia, sono due persone che ne fanno una, sono due versanti di tutti noi, uno che resta e uno che va.
la Pellegrino mi strega con quel suo parare così ipnotico, quel rincorrere poeticamente il vuoto e le frane e Franco Erminio, che le somiglia moltissimo, merita una medaglia al valore, così autentico e credente, con una fede forte assoluta e incrollabile nell'umanità, nelle sue potenzialità, nel suo cuore e nella sua generosità. lui paesologo così spaesato nel grande padiglione della fiera, lui amante delle piccole grandi cose così attento a cogliere di tutti i presenti una radice, un'appartenenza, un mestiere, un legame con una terra, con la terra.
alla fine abbiamo cantato, Bella Ciao, tutti la sapevano, tutti cantavano, un coro costringe all'assieme, lui lo sa molto bene, lo sapevamo tutti molto bene. sarà per questo che alzandoci, andando via, separandoci e poi incontrandoci in giro, ci siamo riconosciuti e ci siamo scambiati sorrisi.
Concedetevi una vacanza
intorno a un filo d'erba,
concedetevi al silenzio e alla luce,
alla muta lussuria di una rosa.
buon tempo, buoni libri a tutti.
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