C’era una volta un cero che bruciava, e, brucia brucia brucia, s’accorciava. «Io c’ero», pensò il cero, «e ancora io ci sono: ma fra qualche ora, se a bruciare io continuerò, un cero che non c’è diventerò!». Tentò così di spegnersi, quel cero, in molti modi, s’impegnò davvero: ma, per chi brucia, spegnersi, si sa, è cosa di una gran difficoltà. «Spegnimi, vento!» il cero implorava, ma il vento, dispettoso, non soffiava. «Spegnimi, pioggia!» il cero chiedeva, ma lei era spietata, e non cadeva. E brucia, brucia, brucia, ormai arreso, fino alla fine il cero restò acceso, finché, finiti stoppino e cera, si spense, e sparì, il cero che c’era.
Il cero che c'era dopo un po' non c'era
Roberto Piumini
C'era una volta, La Lettura 2 Aprile 2017
2 commenti:
Così e' la vita?o meglio l'uso che se ne può fare? Ciao stimata Rouge
avrei detto che questo, il cero, è la passione, intesa in vari modi. potrebbe essere la rabbia, potrebbe essere un desiderio ardente.
la vita, credo, per ognuno, è, come dici, l'uso che se ne fa. ognuno il proprio.
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