dice Irène Némirovsky.
lo rende bene Sonia Bergamasco ne Il ballo, tratto dal romanzo dell'autrice.
l'ho visto al Franco Parenti.
della Bergamasco penso che è la moglie di Gifuni. si, penso questo, è strano??, e mi chiedo come si parlano due così. cosa fanno a casa con le loro bambine? litigano?, il tono di voce com'è? chi recita meglio, se lo chiedono?
cose mie, penso queste cose.
lo penso mentre la vedo e sento recitare, bene, in questa breve ma riuscita piece teatrale.
si muove molto, fa tante voci diverse, e in verità non sono certa che questo le riesca sempre bene, ma penso che reciti, e recita in effetti, ma recita bene. certo quelli che recitano meglio sono quelli che non recitano, come Elio Germano. Gifuni è un genio, non so se recita o no, qualcosa dentro di lui si trasforma, in un altro, e lo possiede.
la Bergamasco è lieve, aggraziata, elegante, questo mi piace.
capisco che è dentro al testo. ce l'ha.
testo che mi folgora, a un certo punto.
Ha sempre la testa tra le nuvole, questa bambina - commentò a mezza voce -.
Un ballo, non ti riempie di orgoglio pensare che i tuoi genitori danno un ballo?
Non sei molto sveglia, temo, povera figlia mia - concluse con un sospiro, andandosene.
dapprima appare evidente che quella cattiva è la madre, frivola, superficiale, crudele. feroce.
poi però anche la piccola figlia, Antoinette, così orribilmente colpita e umiliata, sembra sapere bene come fare a vendicarsi.
Se mi avesse toccato, l'avrei graffiata, morsa, e poi... Si può sempre fuggire... e per sempre... La finestra - pensò con agitazione febbrile [...] - Sporchi egoisti! Sono io che voglio vivere, io, io... Sono giovane, io... Mi derubano, si prendono la mia parte di felicità sulla terra...
Se mi avesse toccato, l'avrei graffiata, morsa, e poi... Si può sempre fuggire... e per sempre... La finestra - pensò con agitazione febbrile [...] - Sporchi egoisti! Sono io che voglio vivere, io, io... Sono giovane, io... Mi derubano, si prendono la mia parte di felicità sulla terra...
e, dopo, è lei quella crudele e feroce.
un bel cambio di passo, un effetto mica da poco, si riflettono, madre e figlia.
la scena è piena di specchi che piano piano si svelano tutti.
un rispecchiamento, è chiaro. un disvelamento, è evidente.
un testo che parla del valore della testimonianza, quel che una figlia può imparare dall'esempio della madre, la crudeltà è regno di entrambe, eccole unite, legate, inseparate nel segno della malvagità.
la perpetuazione dell'odio, nell'inconsapevolezza dello scambio dei ruoli.
Ah, mia povera figlia, mia povera piccola Antoinette. Tu sei felice, non sai ancora come il mondo è ingiusto, cattivo e ipocrita... questa gente che mi faceva grandi sorrisi, che mi invitava, ora mi disprezza, ride alle mie spalle perché non faccio parte del suo mondo... brutti cammelli... ma tu non puoi capire, povera figlia mia! e tuo padre! ecco, non ho che te!... La strinse tra le braccia. Il piccolo viso schiacciato contro le perle della sua collana, non la vide sorridere. Sei una buona figlia Antoinette... mentre una stava per spiccare il volo, l'altra sprofondava nell'ombra. Ma non lo sapevano. Eppure Antoinette ripeteva con dolcezza: - Povera mamma...
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