Takashi Murakami è una vera superstar nel sistema dell'arte contemporanea che però, nonostante l'estetica iper Pop dei suoi lavori, riveste le proprie opere anche di significati molto profondi. Palazzo Reale a Milano, nella sala delle Cariatidi, presenta ora la mostra "Il ciclo di Arhat", curata da Francesco Bonami, che racconta un nuovo volto di Murakami che passa, nelle parole del critico italiano, dalla dimensione appiattita del "Superflat" dei primi anni Duemila a quella decisamente profonda del "Superdeep", influenzato dalla storia recente del Giappone, e in particolare dalla tragedia di Fukushima, nella quale l'imponderabilità della Natura ha distrutto il frutto del progresso umano. Da questa riflessione, che non rinuncia ai colori sgargianti e a una tecnica curatissima, nascono i nuovi lavori che nella mostra milanese si concentrano su due tipologie: in primo luogo gli autoritratti nei quali l'artista si mostra in piedi su un corpo celeste e con una sorta di buco nero alle spalle.
La serenità del volto dipinto trasmette, più che paura, il senso di una pacata inevitabilità. In secondo luogo ecco i colossali lavori ispirati alle figure religiose giapponesi degli Arhat, presenze che accompagnano il ciclo della vita in tutte le sue manifestazioni. L'estetica è brillante e apparentemente facile, ma il messaggio di Murakami punta all'universale.
allora: pazzo o genio?
mah, nessuno delle due ipotesi immagino, un artista moderno, un po' furbo, un po' simpatico, creativo. ma molto glamour e molto kitsch, molto orientato dal gusto contemporaneo.
tutto il colore "superdeep" -che simpatica invenzione-, tutta l'eredità manga, le storpiature e distorsioni delle figure, gli autoritratti ironici sopra palle dell'universo conditi da teschi fiammeggianti, il buddha ovale -dove "l'eterno feconda il presente"-, gli Arhat, figure antiche della tradizione religiosa giapponese, a dimensioni superlative rappresentate in modo dissacrante -monaci Buddisti che affrontano il declino e la morte, in cui mostri demoniaci e monaci decrepiti in tonache e paramenti tradizionali vagano percorrendo paesaggi psichedelici- tutto questo è molto divertente. mi sono vista il tutto in 15 minuti con grande gioia e sorpresa.
poi che io abbia pensato a Fukushima e al nucleare proprio non si può dire. ho pensato a una visione disincantata, fatalista, fantascientifica, fumettsitica e giovanilistica, ironica, spiritosa e laica della vita, ed è un gran bene comunque.
poi possiamo inventarci quel che vogliamo.
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