Chi, se io gridassi, mi udirebbe dalle coorti
Degli angeli? E se uno mi stringesse d’improvviso
al cuore, resterei vinto per la sua
forte presenza.
Palazzo di Brera - Cortili - ore 22:00
Gli Angeli sopra Duino
Tre quadri dalle Elegie Duinesi di R.M. Rilke
Adattamento del testo Giuliano Corti
Musiche Walter Prati
Intermezzi elettronici Jacopo Biffi
Guglielmo Prati
Silvano Piccardi, voce recitante
Matteo Pennese, cornetta e bandoneon
Walter Prati, violoncello e elettronica
Maurizio Ben Omar, percussioni
Gli angeli, forza metafisica soprannaturale, spaventosa e terribile, né vivi né morti, senza volto, ma uccelli mortali dell'anima, di una bellezza senza pari, che paralizza, ma di sembianze non immaginabili. l'Angelo è impensabile, è oltre l'umano, a che mondo appartiene?
si cammina tra i cortili del Palazzo, sembra il Castello di Duino, echeggiano le parole sugli Angeli e le note delle percussioni, della tromba, del violoncello.
è bello, si sta bene, io immagino, ascolto, c'è magia.
Perché niente è il bello se non il principio
del tremendo, che noi ancora sopportiamo
e ammiriamo tanto, perché non disdegna
di distruggerci. Ogni angelo è terribile.
a voi si rivolge il mio canto, quasi mortali uccelli dell’anima,
di voi sapendo. Dove stanno i giorni di Tobia,
in cui uno dei più risplendenti stette sull’umile soglia di casa,
un poco abbigliato per il viaggio e già non più spaventoso;
(giovinetto si mostrò al giovinetto, che curioso guardava fuori).
Scendesse ora l’Arcangelo, il pericoloso, dietro le stelle
di un solo passo verso di noi:
irrompendo dall’alto ci abbatterebbe il cuore. Chi siete voi?
Certamente è strano non abitare più sulla terra, non esercitare più gli usi appena conosciuti,
e alle rose e alle altre cose colme di promesse
non assegnare più il senso di umano futuro;
quello che era in mani infinitamente ansiose,
non essere più, e abbandonare anche il proprio
nome come un giocattolo frantumato.
Strano, non desiderare più i desideri. Strano,
vedere dissolto nello spazio tutto ciò che ci ricopriva.
È tormentoso l’essere morti ed il continuo recuperare il passato,
che sente una impercettibile traccia d’eternità. Ma tutti i viventi
fanno l’errore di dividersi fortemente.
Gli angeli (si dice) non sanno a volte se vanno tra i vivi
o i morti. L’eterna corrente trascina attraverso i due regni
di tutte le età, sempre con sé ed entrambi li sovrasta con il suono.
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