ed è così che Nicola Campogrande, sempre lì, seduto in ogni teatro nella stessa identica posizione, centrale, centralissima, sta piazzando le sue bombe musicali, una dopo l'altra.
vorrei essere meno stanca e pure bionica per riuscire a seguirle tutte e sempre con lo stesso livello di attenzione, ma non ce la faccio.
posso dire che Rach 3 (ovvero il Concerto n. 3 in re minore per pianoforte e orchestra op. 30 di Sergej Rachmaninov) eseguito dalle agili - agili? basta agili? ma no che non basta- mani di Alexander Romanovsky, e il Concerto per due pianoforti e orchestra di Francis Poulenc e il Il carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns eseguiti dalla fantasmagoriche e inaspettate Katia e Marielle Labèque -mammamia che personaggi-, sono stati momenti altissimi di impegno e divertimento, allo stesso tempo.
andare ai concerti è un lavoro e una gioia allo stesso tempo, almeno per come io ascolto la musica.
sono fanatica e intollerante, sono schizzata e intransigente, penso sovente a punizioni esemplari per le persone a me prossime nelle file dei teatri, davanti, dietro, di fianco o in giro per la sala alle 21.10 a cercare il proprio posto a sedere, in fondo scopro che sono un soggetto asociale e poco incline alla clemenza, la musica, per quanto celestiale, non ha fatto di me una persona migliore.
ma chiedo a Campogrande di non mollare causa mia.
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