arriva zoppicando, aiutato da un bastone.
Zubin Metha è del '36.
lo segue, e lo sostiene, anticipata dalla sua ben nota chioma seppure ormai grigia, Martha Argerich, del '41.
non due novellini, non due promesse, due pilastri della musica.
del concerto n.2 per piano e orchestra di Beethoven, di fatto, io sento solo lei, sento solo il piano.
la Synphonie Fantastique di Berlioz, mi interessa meno.
ero alla Scala, e abbiamo detto tutto.
indubbiamente ero in buona compagnia, nella fila davanti alla mia c'erano almeno due assessori del Comune di Milano, direi Cocco e Scavuzzo.
sopra, palco centrale, insieme a Sala, c'era Del Corno.
a centro sala Nicola Campogrande, chedioglienerendamerito.
sempre al piano di sopra Anna Gastel, direttore della rassegna.
a destra ho visto De Bortoli, a sinista la Shammah.
ne ho visti altri, certamente non li ho riconosciuti.
ho visto una Scala molto elegante, non è più sempre così, a certi balletti ho visto gente in bermuda e ciabatte, gente seduta per terra, nel foyer.
la prima di MiTo è la seconda prima della Scala, è fuor di dubbio.
la questione è seria, molto mondana, molto abbordabile anche, però.
e non è poco.
ieri sera ero all'Auditorium, Carmina Burana di Carl Orff e Till Eulenspiegels lustige Streiche poema sinfonico di Richard Strauss.
mi sono piaciuti?
non particolarmente.
dei Carmina Burana amo la questioncina della fortuna, la ruota che gira e ci annienta tutti piccoli e potenti ha un potere oscuro e maligno che mi affascina.
però, mi dico, a MiTo imparo una valanga di cose, è come andare a scuola di musica.
ascolto a volte composizioni trascinanti e sconvolgenti, a volte meno, ma in ogni caso sono immersa nella musica. in questi anni ho portato a casa bottini milionari.
per 20 giorni non faccio altro e certamente devo a Campogrande un merito immenso, mi insegna la musica, me la fa ascoltare, me la fa conoscere, io gli sono grata.
è il momento della gratitudine, è chiaro.
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