il primo Rembrandt
il secondo Caravaggio
alla Pinacoteca di Brera.
in entrambi i casi, estasi.
il primo mi ha colto di sorpresa, uno stupore totale mi ha catturato, non mi sarei mai aspettata un dipinto così. quei punti di luce, quella figura lontana sotto lo stesso incantesimo, un cristo che sembra un condottiero dal profilo nobilissimo in controluce, un uomo nell'ombra accasciato sulle sue gambe, un contadino inebetito totalmente illuminato. una scena misteriosa, inedita, inusuale, un colpo di fulmine. sembra una situazione ultraterrena, e Cristo è da poco risorto, a contatto con un'altra molto terrena: l'umano e il divino, incomprensibile divino, si siedono allo stesso tavolo.
di Caravaggio si è detto tutto, io non aggiungo niente, di certo quel cristo sembra il Merisi in fuga dopo il delitto, l'angoscia si coglie al primo sguardo, tutta la vita di Caravaggio è nei suoi dipinti. In realtà è proprio la mancanza di sguardo del Cristo a rendere quest'opera così solenne. Cristo non ci guarda ma noi guardiamo lui, non ci illumina dei suoi occhi ma ci inonda della sua mente, pensosa, afflitta o forse assente.
avremo mai più, al mondo, nel tempo, nell'universo, nella storia, momenti di estasi artistica così straordinari?
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