pioveva, parecchio.
come oggi del resto.
e probabilmente come domani.
non amo la pioggia, anzi, per dirla francamente, la detesto.
pioveva, parecchio, e sono andata a vedere gli archivi della Ca' Granda (lo chiamano il percorso dei segreti), ultima tappa del mio giro in quel di Museo City, visita inaugurata da una lunga narrazione da parte di una di quelle giovani e preparate guide che spesso si trovano in questi contesti di visita della città, che siano del comune di Milano, del Touring o del Fai.
come oggi del resto.
e probabilmente come domani.
non amo la pioggia, anzi, per dirla francamente, la detesto.
pioveva, parecchio, e sono andata a vedere gli archivi della Ca' Granda (lo chiamano il percorso dei segreti), ultima tappa del mio giro in quel di Museo City, visita inaugurata da una lunga narrazione da parte di una di quelle giovani e preparate guide che spesso si trovano in questi contesti di visita della città, che siano del comune di Milano, del Touring o del Fai.
verso il 1440, Francesco Sforza, condottiero mercenario, sposa l'ultima Visconti, Bianca Maria.
una buona mossa. dopo la pace di Lodi, altra buona iniziativa, si dedica al Ducato di Milano, si occupa del Castello, ottima trovata, e della costruzione del primo ospedale lombardo, la Ca'Granda, che dio gliene renda merito.
l'idea è quella di superare la concezione circoscritta della sanità, relegata a cappelle religiose, per unificarle in un grande progetto assistenzialistico di un'istituzione clinica gratuita a scopo medico e laico. i pazienti ricoverati sarebbero stati quelli in condizioni acute di malattia, per i cronici era già in azione il lazzaretto. i lavori cominciano nel 1456, su progetto iniziale del Filarete, e si concentrano sul grande, e magnifico, cortile d'onore, quello in cui terminava la grande Festa del Perdono. sono sostenuti da donazioni private, tutta la costruzione dell'ospedale maggiore si regge sui lasciti dei ricchi signori di Milano, la famiglia Carcano sarà quella che consentirà la chiusura dei lavori del cortile d'onore, ormai però nel 1600. durante la seconda guerra mondiale i danni sono ingenti, intere ali dell'ospedale maggiore sono distrutte, sbriciolate. l'opera di restauro è straordinaria e di livello eccelso. la prima crociera, di destra, del '400 viene ricostruita, come l'originale, una briciola dopo l'altra, l'altra viene rifatta ex novo, neoclassica, sotto la direzione del geniale Portaluppi.
nel percorso della visita, dopo l'accurata spiega della guida, siamo passati alla visita degli archivi.
una bella sala del '600, dall'aria traballante, si è aperta ai miei occhi. una biblioteca affollatissima di faldoni e affreschi alle pareti, pare del Volpino (carneade? chi era costui?). ci sono dei camminamenti, dell'800, e la sala, prima di essere coperta da librerie, aveva pareti affrescate e ricche di ritratti dei benefattori. ora, questi ritratti, hanno raggiunto la grande riserva doc del policlinico, pare ne possieda 900, con grandi nomi quali Hayez, Segantini, Sironi...hai capito!?
qui sono custoditi documenti amministrativi dell'ospedale, non cartelle cliniche dei pazienti. ci sono contratti e nominativi di medici, infermieri, personale tecnico, elenco di pazienti morti, note sui reparti (vedi spezieria...), possedimenti della Ca' Granda (da ricordare che Niguarda, che gode della stessa denominazione, nasce come polo del policlinico).
detto ciò ci siamo spostati nella cripta di Santa Maria Annunziata. leggevo oggi sul corriere che ieri hanno aperto anche il sepolcreto, un deposito di ossa straripante e straordinario, da lì gli anatomo-patologi raccolgono materiale importantissimo per studiare stili di vita, abitudini alimentari, malattie e cure del tempo, mentre la gente gode nel vedere il reale della morte. la cripta è molto grande, anch'essa affrescata dal Volpino (sempre lui...), più ampia della chiesa stessa e ha funzionato da cimitero intramurario per moltissimo tempo. anche il cortile d'onore ha svolto la stessa funzione. si trattava di fosse comuni, ci sono ancora le botole ben visibili sul pavimento che portano agli atri sepolcrali. i fluidi di decomposizione fluivano nel naviglio di via Francesco Sforza. possiamo immaginare i problemi igienici di detta usanza? ci sono voluti gli austriaci per insegnarci che i cimiteri si fanno fuori dalle mura della città. nel frattempo, chiusa qui, la pratica sepolcrale si è semplicemente spostata, alla rotonda della Besana, ma la consuetudine malsana era immutata. anche nel 1848, dopo le gloriosissime 5 giornate di Milano, che si festeggiano proprio in questi giorni, dal 18 al 22 di marzo, la cripta viene usata per tumulare i corpi dei caduti, che ci rimangono per 50 anni, e i piloni vengono coperti di lastre marmoree che recitano moti patriottici.
preziosa ecatombe di leoni e di agnelli espiò le nostre vergogne, le nostre colpe secolari.
ora, i corpi della preziosa ecatombe (ahh la retorica) sono nella cripta sotto l'obelisco dell'omonima piazza.
non so bene perchè faccio 'ste maratone narrative, credo per spirito di vicinanza con lo studente giovane uomo. mi sento a scuola anch'io, mi rimetto il grembiule, e la cartella in spalla. è una tendenza mai sopita, i poveretti qui intorno ne pagano le spese: una secchia non si spegne mai, piuttosto morire.
nel percorso della visita, dopo l'accurata spiega della guida, siamo passati alla visita degli archivi.
una bella sala del '600, dall'aria traballante, si è aperta ai miei occhi. una biblioteca affollatissima di faldoni e affreschi alle pareti, pare del Volpino (carneade? chi era costui?). ci sono dei camminamenti, dell'800, e la sala, prima di essere coperta da librerie, aveva pareti affrescate e ricche di ritratti dei benefattori. ora, questi ritratti, hanno raggiunto la grande riserva doc del policlinico, pare ne possieda 900, con grandi nomi quali Hayez, Segantini, Sironi...hai capito!?
qui sono custoditi documenti amministrativi dell'ospedale, non cartelle cliniche dei pazienti. ci sono contratti e nominativi di medici, infermieri, personale tecnico, elenco di pazienti morti, note sui reparti (vedi spezieria...), possedimenti della Ca' Granda (da ricordare che Niguarda, che gode della stessa denominazione, nasce come polo del policlinico).
detto ciò ci siamo spostati nella cripta di Santa Maria Annunziata. leggevo oggi sul corriere che ieri hanno aperto anche il sepolcreto, un deposito di ossa straripante e straordinario, da lì gli anatomo-patologi raccolgono materiale importantissimo per studiare stili di vita, abitudini alimentari, malattie e cure del tempo, mentre la gente gode nel vedere il reale della morte. la cripta è molto grande, anch'essa affrescata dal Volpino (sempre lui...), più ampia della chiesa stessa e ha funzionato da cimitero intramurario per moltissimo tempo. anche il cortile d'onore ha svolto la stessa funzione. si trattava di fosse comuni, ci sono ancora le botole ben visibili sul pavimento che portano agli atri sepolcrali. i fluidi di decomposizione fluivano nel naviglio di via Francesco Sforza. possiamo immaginare i problemi igienici di detta usanza? ci sono voluti gli austriaci per insegnarci che i cimiteri si fanno fuori dalle mura della città. nel frattempo, chiusa qui, la pratica sepolcrale si è semplicemente spostata, alla rotonda della Besana, ma la consuetudine malsana era immutata. anche nel 1848, dopo le gloriosissime 5 giornate di Milano, che si festeggiano proprio in questi giorni, dal 18 al 22 di marzo, la cripta viene usata per tumulare i corpi dei caduti, che ci rimangono per 50 anni, e i piloni vengono coperti di lastre marmoree che recitano moti patriottici.
preziosa ecatombe di leoni e di agnelli espiò le nostre vergogne, le nostre colpe secolari.
ora, i corpi della preziosa ecatombe (ahh la retorica) sono nella cripta sotto l'obelisco dell'omonima piazza.
non so bene perchè faccio 'ste maratone narrative, credo per spirito di vicinanza con lo studente giovane uomo. mi sento a scuola anch'io, mi rimetto il grembiule, e la cartella in spalla. è una tendenza mai sopita, i poveretti qui intorno ne pagano le spese: una secchia non si spegne mai, piuttosto morire.
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