O quando tutte le notti – per pigrizia, per avarizia – ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe strapiomba nel vuoto. Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l’estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi…da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l’impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità, sempre più rattratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient’altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell’imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme.
Gaesualdo Bufalino
Diceria dell'untore (incipit)
non potrò mai ringraziare abbastanza, e non saprei come, Luigi Lo Cascio per una serata, al Franco Parenti, indimenticabile, irripetibile, sensazionale, garbatissima e al contempo stravolgente, sulla poesia siciliana.
Lo Cascio è un personaggio amabile, capace e umile, talentuoso e timido, attraente e impacciato.
è una delizia.
e le poesie che ha letto mi hanno devastata.
quelle in siciliano sono state una melodia di bellezza e di sonorità dolcissime.
Bufalino scrive come un genio, ecco finalmente un incipit.
Angela Bonanno mi fa tremare di tenerezza.
Angelio Maria Ripellino mi stordisce con le sue parole... Verdi trecce di capelli piovosi si spandono
Su questa lunga domenica vegetaliforme,
su questo celtico intreccio di rovesci e spruzzaglie.
e altri ne verrano dalla mia luga pagina di appunti (presa al buio...).
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