per me è stato un evento, un evento emotivo.
ne vorrei avere uno al giorno così, infatti non cerco che momenti come quelli, memorabili, incisivi, sento questo bisogno, direi ossessivo, di vivere quotidianamente un atto di senso. forse ho paura di morire e devo vivere moltissimo. ne va della mia vita.
le variazioni Goldberg al Conservatorio, pianista Angela Hewitt, ospite della Società del Quartetto, son state suonate per me, martedì sera.
il conservatorio era pieno, straripante, ma Bach le ha composte per me e Angela me le ha consegnate, martedì sera.
l'aria di apertura mi ha aperto una porta.
io credo la porta di entrata nell'universo.
Bach fa così, con la sua melodia mi ipnotizza e, con un trucco magico, mi trasporta nella sua divinità musica e mi mette in contatto con un ordine celestiale, perfetto, matematico e scientifico (ripetibile e dimostrabile), io sento di essere in uno spazio Kubrickiano. navigo in una dimensione altra, faccio un lunghissimo giro in zone sperdute dello spazio universo e del mio spazio intimo (che meravigliosamente coincidono), poi di nuovo risuona quell'aria iniziale, mi invita ad uscire, e io devo uscire. il viaggio è finito.
la porta si chiude, l'evento, l'atto di senso si conclude.
e io rimango appesa, smarrita, ammutolita.
Angela conclude la sua stregoneria e ci mette almeno 30 secondi, forse di più, forse di meno, prima di concedere al suo stesso corpo di interrompere il suo sodalizio con il pianoforte e l'universo mondo di Bach.
sono momenti pazzeschi, sono uno stordimento, sono in una terra di nessuno e con me tutto tutto il conservatorio, c'è un silenzio musicale che fa venire i brividi, non c'è più niente, la musica è finita ma non la sua risonanza, sono secondi indimenticabili, in quello spazio vuoto di silenzio muto, tra centinaia di persone, individui separati ma uniti, c'è tutto il valore della vita e del mondo intero, si dovrebbe vivere in eterno lì, in quel preciso momento.
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