vanità.
cosa fatua o cosa vana?
in termini narcisistici o in termini di perdita?
Milanesiana 2016, sulla Vanità.
vi è una certa incongruità tra la mia disponibilità e quella delle sale e serate della Milanesiana, al momento sono andata a pochi incontri, avrei voluto fare di più e mi sono già persa una paio di personaggi molto interessanti.
per cominciare mi sono imbattutta nelle Frecce Tricolori, invitate al Dal Verme nella serata inagurale.
mi sono trovata a cantare l'inno d'Italia, in piedi nella sala, tra aitanti ragazzi in divisa da aviatore, la banda dell'ereonautica, generali ingessati e Dario Franceschini, ministro dei Beni Cuturali.
il paradosso vuole che me li sono guardati nei video sensazionali proiettati nel corso della serata e poi me li sono persi sul lago Maggiore, dal vivo, il sabato dopo. ho inseguito, in grave ritardo, qualche coda di verde ma il più me lo sono perso facendo la spesa: idiota.
sono rimasta contenta nel sentirli parlare, quei 10 bravi ragazzi, pony 1 o 3 o 4 o 7 o altro. sensati, posati, un buon uso dell'italiano. la domanda è : come fanno? ma è anche abbastanza ovvia. in ogni caso: che spettacolo.
dopo una serata al Teatro Grassi un lunedì, con un eccelso immenso Paolo Fresu accompagnato da Paolino Dalla Porta, mi sono poi ritrovata alla Galleria Jannone un martedì.
niente di che, non da strapparsi i capelli.
qualcosa si è spento, o in me o nella Milanesiana, o semplicemente nelle serate che ho scelto.
quel che noto è un certo pubblico, bene, molto bene, le sciure abbronzatissime già ai primi di luglio, i soldi che traboccano dalla tasche delle vacanze e manco l'ombra di un giovane. magari la Sgarbi dovrà ripensarci un attimo, ma credo che nemmeno se ne accorga, si guarda in giro per vedere se è arrivato suo fratello, cita spesso la madre e poi il padre, una questione di famiglia.
ho avuto modo di vedere, quel martedì, gli acquerelli di Patrice Moireau, ispirati alla Basilicata.
sono tenui, delicati, non rispondono all'immagine di quella terra che mi sono fatta leggendo Cristo si è fermato a Eboli, anche se il testo viene, a sproposito, spesso citato.
durezza asprezza povertà miseria desolazione aridità.
non ci siamo, è un'altra cosa quell'immagine assolata di Grassano, magari oggi anche veritiera rispetto ad allora, propone una bellezza fragile, ripetitiva, che non corrisponde a quel mondo antico, no.
una nota di merito: una signora anziana, molto anziana, elegantissima, nelle vesti e nei modi, attentissima, una presenza vera, accanto a me, seduta sulle scale.
sono tenui, delicati, non rispondono all'immagine di quella terra che mi sono fatta leggendo Cristo si è fermato a Eboli, anche se il testo viene, a sproposito, spesso citato.
durezza asprezza povertà miseria desolazione aridità.
non ci siamo, è un'altra cosa quell'immagine assolata di Grassano, magari oggi anche veritiera rispetto ad allora, propone una bellezza fragile, ripetitiva, che non corrisponde a quel mondo antico, no.
una nota di merito: una signora anziana, molto anziana, elegantissima, nelle vesti e nei modi, attentissima, una presenza vera, accanto a me, seduta sulle scale.
la vanità è un pretesto per dare un nome a questa rassegna, per ora non ne ho colto il senso, ma la mia presenza è stata modesta.
vedremo nei giorni a venire.
vedremo nei giorni a venire.
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