è un bel film quello di Spike Jonze e pensare, chissà perchè, che credevo non lo fosse.
è che la mente divaga sul sentito dire, la voce di un sistema operativo, un innamoramento, una delusione, sarà una boiata.
pregiudizi.
bisogna sempre tenerne conto, ne siamo pieni e tracimanti. soprattutto quelli che pensano di esserne immuni.
il film è pregevole, l'attore, Joaquin Phoenix, strepitoso.
lei è la solitudine, pervasiva e dannatamente pericolosa, che sostituisce l'incognita della realtà dell'altro.
si realizza nel film questa condizione paradossale di un delirio a cielo aperto, un parlar da soli in mezzo ad altri che parlano da soli, ognuno connesso con il suo personalissimo A.I., un arretramento di fronte al dubbio che ogni relazione porta in sè, un atto masturbatorio perpetuo, senza consapevolezza, immersi in una dipendenza senza scampo, la dipendenza dal nulla che sostituisce il dolore. siamo così.
quel poco di simbolico che l'altro ancora ci porta, quando c'è, è nevrotico, impossibile da tollerare: una donna conosciuta una sera chiede già un impegno per il futuro. tutti uguali voi uomini, anzi, tu non sei uomo, sei un animale. vergognati di esistere. certo che così è difficile non soccombere al paradiso artificiale.
è dura resistere alle miserie umane, soprattutto quando siamo una miseria noi stessi e quando il suo insabbiamento, la sua negazione, è così facile da ottenere.
colpisce questa rarefazione del corpo o, al contrario, il suo dominio assoluto. perchè il corpo dell'altro non c'è, è fantasmatizzato e pure erotizzato in modo solipsistico, nell'assoluta aderenza tra la nostra fantasia e la sua realizzazione (visto che l'altro è lì apposta, non farà altro che assecondare ciò che vogliamo fatta eccezione per la sua consistenza), dall'altra il nostro corpo diventa dominatore assoluto della nostra esistenza, il suo appagamento non viene mai negato, mai messo in discussione ma accettato totalmente in tutte le sue manifestazioni.
il godimento è assoluto, un più di godere, nello sfacelo dell'esistenza dell'altro e nell'inabissamento nella più completa solitudine.
può sembrare un paradosso, un film di fantascienza, ma è situato in un mondo, in un tempo, solo un po' più in là del nostro, dove anche le lettere, d'amore e di amicizia, di vicinanza e di lutto, di separazione e di abbandono, vengono delegate ad agenzie specializzate, interi carteggi amorosi scritti da terzi, per anni, consegnando ad altri la realizzazione dei nostri desideri, ma è qui. è qui, adesso, questo mondo, questa dimensione, la stiamo vivendo adesso, chattando e consegnandoci su whatsApp o qualche sito specializzato con qualcuno che nemmeno conosciamo e mai conosceremo.
adesso.
il godimento è assoluto, un più di godere, nello sfacelo dell'esistenza dell'altro e nell'inabissamento nella più completa solitudine.
può sembrare un paradosso, un film di fantascienza, ma è situato in un mondo, in un tempo, solo un po' più in là del nostro, dove anche le lettere, d'amore e di amicizia, di vicinanza e di lutto, di separazione e di abbandono, vengono delegate ad agenzie specializzate, interi carteggi amorosi scritti da terzi, per anni, consegnando ad altri la realizzazione dei nostri desideri, ma è qui. è qui, adesso, questo mondo, questa dimensione, la stiamo vivendo adesso, chattando e consegnandoci su whatsApp o qualche sito specializzato con qualcuno che nemmeno conosciamo e mai conosceremo.
adesso.
2 commenti:
meditativo e mooolto bello il tuo post;il baratro psichico che descrivi è..raggelante per Zeus!!intravedo Orwell,Cartesio,Freud,idee filosofiche complesse e barriere mentali insormontabili.caspita che scritto Rossa!un abbraccio un pò spaventato..
ma no, dai, se ti spaventi non va bene! pensaci e basta!
grazie del commento, un abbraccio
Rossa
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