Autore: Anton Cechov
Regia: Roberto Rustioni
Compagnia/Produzione: FATTOREK, ASSOCIAZIONE TEATRO C/R, OLINDA /Festival Castel dei Mondi di Andria
Cast: con Antonio Gargiulo, Roberto Rustioni, Valentina Picello, Roberta Rovelli
Teatro: Franco Parenti di Milano
Tre atti unici da Anton Cechov è una riscrittura scenica che tenta di scardinare la struttura chiusa – da vaudeville/farsa – dei tre atti unici (“L’orso”, “La domanda di matrimonio”, “L’anniversario”), rompere un genere allontanandosi anche da connotazioni storico-geografiche folkloristiche per arrivare al non transitorio, all’universale presente in questi piccoli gioielli cechoviani.
Anton Cechov cercava di catturare la vita così com’è, lontano dal soggettivismo e dal facile lirismo. Cercava un’emozione che non fosse sentimentalismo, un senso del tragico che non fosse melodramma, un umorismo per nulla grossolano. Detestava la magniloquenza e la retorica. A teatro non sopportava gli attori che recitavano troppo.
In questa fase di lavoro abbiamo lavorato ad una recitazione tesa ad una verità scenica, e che parta dall’essere autenticamente se stessi in situazione e abbiamo sviluppato una ricerca sul corpo, sui corpi isterici e nevrotici, corpi che esplodono e crollano, il corpo come veicolo per cui il teatro entra nella vita. Vediamo se resta qualcosa dello sguardo delicato e ironico di Cechov sulle cose, sul mondo, su di noi.
Roberto Rustioni (regista e attore)
è stata una piacevolissima sorpresa.
uno spettacolo speciale.
attori bravissimi, giovani, una rilettura dei testi in versione moderna con molta tensione, anche moltissima ironia, a tratti vero divertimento.
uomini e donne -di questo si tratta in tutti e tre gli atti unici- relazione impossibile, relazione necessaria.
in fondo, a pensarci, è una vera ossessione. sempre in cerca di un contatto, quasi sempre incapaci di coltivarlo. già stanchi e sfiduciati prima di cominciare, già certi di non cascarci più, eppure ancora lì in cerca di quel momento, dello sguardo fulminante, dell'intesa dei corpi, della compagnia dell'altro, della sua comprensione.
sempre in cerca dell'altro senza aver capito niente, di noi e dell'altro.
il rapporto non è gratis, senza riflettere, senza ragionare, senza sapere di noi, non va.
funziona poco, funziona di rado, bisogna essere molto intelligenti perchè funzioni.
funziona per poco, funziona per alcune cose, non funziona assolutamente per altre.
eppure, chi sa rinunciare -ammesso che abbia un senso- al rapporto con l'altro?
chi sa stare solo?
io so solo che dalla solitudine, se si vuole stare e sapere stare con l'altro, bisogna passare.
chi non è mai stato solo, anche in due, solo sarà per sempre.
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