forse ci sono esigenze ovvero scelte obbligate di produzione delle grandi case filmografiche, immagino sia così perchè la scelta di Keira Knightley nel ruolo di Anna Karenina nell'omonimo film di Joe Wright è un'autentica voragine, un buco nella pellicola, in un film altrimenti ideato con garbo.
è proprio vero che di un libro già letto, seppure molti anni fa, ci facciamo il nostro di film, la nostra personalissima messa in scena.
sarà per questo che l'immagine scheletrica e contro ogni tentazione della sopracitata attrice inglese mi sembra tutto tranne che la possibile rappresentazione di una donna russa, madre, moglie, amante folle e suicida.
Anna è piena, ha forme, è florida: è una donna. non un'adolescente in fase di recupero post anoressico. la mascella forte della Knightley, per non dire della dentatura storta, non corrispondono alla mia immagine di bellezza. le due chance espressive a disposizione di questa attrice vanno bene per un teen movie, non per l'icona più rappresentata e rappresentativa al mondo della donna che incarna (carne, appunto) la passione mortifera dell'amore folle.
la scena più raccapricciante è quella del ballo. non ho potuto sopportare la vista di questo ramo secco senza forme con le ossa clavicolari sporgenti e le nervature malate e malsane delle scapole e della spina dorsale in evidente stato di carenza alimentare. la passione deve avere corpo, deve parlare attraverso il corpo, e il corpo deve avere qualcosa da dire, non da sottrarre all'immaginario.
una scena paragonabile a un supplizio.
una stonatura spiacevole in un film che vede bene invece la figura nobile sofferente e austera dell'uomo giusto, moralmente giusto a tutti i costi, di Alexei Karenin interpretato da un buon Jude Law. un film che vede un po' meno bene, e non la sa raccontare, la figura alla fine sofferente e insofferente di Vronskij, un uomo che non sa più tollerare la passione malata della sua Anna, un uomo che aspetta solo che qualcosa succeda, ma che non sia lui a dover far accadere, per interrompere la spirale malata di un dipendenza divorante.
un film che sa bene del valore rappresentativo classico e intramontabile della messa in scena per eccellenza della pulsione d'amore tragico e senza scampo che è in Anna Karenina e decide di rappresentarla a teatro, dentro, fuori, in scena e fuori scena, autentica vita o la sua sola rappresentazione. il treno parte il treno arriva, a volte così di cartapesta coperto di una neve di cotone bianco, a volte così piccolo e finto come il trenino del gioco elettrico del figlio Serëža, un gioco che sembra tale all'inizio ma si rivela mortale e tagliente alla fine. il treno pilota il destino, il treno conduce all'amore, il treno consegna la morte.
un gioco raffinato, ma più nell'idea che nel racconto di una tragica passione che sfida le convenzioni.
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