giovedì sera.
ci arrivo strozzata dalla fretta e dallo stress.
si vive correndo, io certamente, e anche per arrivare qui ho corso, e con affanno.
ma poi grazieadio mi sono fermata ed è stata una bellissima sosta.
pacificante.
Antonia Pozzi è una creatura che mi commuove, mette in movimento un'onda dentro di me.
la serata al Franco Parenti di Milano era un omaggio per i cento anni dalla nascita, un buon pretetesto per cerebrarla.
la leggeva e interpretava Elisabetta Vergani. non so se sia stata brava o meno, di certo mi ha fatto arrivare la voce di Antonia e anche apprezzare la scelta delle poesie e delle lettere perchè ha saputo coglierne l'evoluzione psichica ed emotiva.
anche Marina Spada, regista milanese molto snobbata ma molto talentuosa, l'ha guardata da vicino in un bel film, "poesia che mi guardi", e ne ha colto l'anima candida, lo strazio dirompente, il destino impietoso.
questa donna, questa ragazza, è morta suicida a 26 anni, era fragile, così fragile, era tormentata dall'inadeguatezza, era mossa da desideri che non sapevano, e nemmeno potevano, trovare espressione.
soffocata prima dal padre, poi dalla durezza del fascismo e infine dal razionalismo freddo e spietato del suo mentore universitario, Antonia era troppo delicata perchè la sua vita sognata venisse vissuta.
in un mondo maschile fallico e prevaricante, il suo talento per la poesia e la sua elevazione spirituale verso il bello, erano giudicati come disturbi emotivi. c'è qualcosa di più spiazzante, dopo che il padre pone il veto sull'amore, che il suo professore la esorti ad abbandonare la poesia? "scrivi il meno possibile", le disse il prof. Banfi.
alla fine Antonia sceglierà di scrivere, comunque, di parlare attraverso la sua poesia, nonostante tutto, ma di questa negazione del suo sè, ne morirà.
Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un’altra vita –
eppure era piena di occhi e di cuore, basta guardare le sue fotografie, meravigliose, e leggere le sue poesie, pure e cristalline come l'acqua di montagna.
la leggo, la rileggo, la guardo e la riguardo, la seguo ovunque ne parlano, sapesse quanto mi piace, e non solo a me, ne sopravviverebbe, forse.
Novembre
E poi – se accadrà ch’io me ne vada –
resterà qualchecosa
di me
nel mio mondo –
resterà un’esile scìa di silenzio
in mezzo alle voci –
un tenue fiato di bianco
in cuore all’azzurro –
Ed una sera di novembre
una bambina gracile
all’angolo d’una strada
venderà tanti crisantemi
e ci saranno le stelle
gelide verdi remote –
Qualcuno piangerà
chissà dove – chissà dove –
Qualcuno cercherà i crisantemi
per me
nel mondo
quando accadrà che senza ritorno
io me ne debba andare.
Preghiera
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.