in mancanza, si passeggia.
in questa vita svuotata di tutto che mi risucchia come un mostro.
non tornerò mai più alla mia vita, mi dico, mi sembra, mi ripeto.
leggo 3 libri per volta, studio, vedo film nuovi e vecchi, belli e brutti, ascolto tanta tanta musica.
ma mi sento spenta. senza forma.
camminare può aiutare, mi chiedo: se cammino andrà meglio?
ci sono luoghi di Milano che si sono perduti, immiseriti, impoveriti.
ho camminato per i Navigli e non ho visto nulla di bello. negozi e insegne storiche, officine e botteghe rimpiazzate dal commercio alcolico di anime. solo bar, brutti, ora chiusi, hanno massacrato questi luoghi, squalificandoli. li ho trovati brutti, irriconoscibili, desolanti.
o è solo la gente che manca? i tavolini stracolmi di avventori? è la gente che fa l'attrattività di un luogo?
si passeggia poi nei luoghi residenziali di Milano, belli sono rimasti ma qualcosa della vita sembra essersene andata. forse vedo tutto così, forse leggo tutto così.
i giardini pubblici Montanelli sono fangosi, qualcuno fa sport alla faccia delle protezioni, le oche litigano negli stagni melmosi. io cammino consapevole del mio spostamento fuori asse.
le case della zona di porta Venezia sono le più belle di Milano, sono venuta qui tante volte, ma non ho seconde case, non posso andare a farmi un giro a Crema, e sono qui a far muovere le mie gambe che tendono alla cancrena. e ormai si ispirano a Botero.
"Nei pressi di Villa
Invernizzi a Milano (quella con i fenicotteri rosa, per intenderci) c’è Palazzo Sola-Busca, un edificio in stile
liberty, situato in via Serbelloni 10 e dotato di un citofono particolare. Il
palazzo fu progettato da Aldo
Andreani tra il 1924 e il 1927. L’edificio, che si trova
non lontano dalla fermata Palestro (linea rossa MM1) é realizzato in
calcestruzzo e mattoni e si caratterizza per l‘architettura imponente.
Fu soprannominato Ca’ dell’ureggia (anche la ca’
dell’orègia, o la ca’ dell’oreggia), ovvero casa dell’orecchio per la presenza
di un citofono in bronzo a forma di orecchio collocato sulla
parete a destra del portone principale. Si tratta del primo citofono di
Milano e di uno dei primi nella storia. Si deve all’estro
dell’architetto mantovano Andreani, allievo dello scultore milanese Adolfo Wildt, che la realizzò nel 1930.
L’artista diede al citofono una forma che non solo rimandava alla sua funzione
principale ma alludeva anche al suo essere in ascolto della città. Infatti
l’orecchio di Andreani (che lo firmò al suo interno) in origine serviva ai
visitatori del palazzo a comunicare con il portiere che li avrebbe annunciati
ai condomini."
un gentile passante, come me in giro a fare qualcosa del proprio tempo, mi vede fotografare l'orègia e mi intrattiene, graditissimo, sulla faccenda dell'attribuzione errata, e mantenuta nei secoli da giornali e nomi illustri, della sua ideazione a Wildt. è Andreani che l'ha creata, e pure la figlia è dovuta intervenire per fare chiarezza su 'sta storia.
vedi a passeggiare per Milano...