ieri sera, alla Sala Fontana, la brava Patrizia Laquidara cita, durante il suo concerto, insieme ad altri nomi femminili, Etty Hillesum.
estrae il suo nome da un libretto rosso che porta legato in vita, un gesto inedito e un po' eccentrico che però apprezzo e condivido. anche io sono sempre in giro con un libretto di appunti citazioni e notazioni.
di Etty Hillesum sto giusto leggendo il diario, anni 1941-43.
ebrea olandese, deportata ad Auschwitz e morta nel '43, colta e in terapia con lo psico chirologo Julius Spier, allievo di Jung, Etty è intelligente e generosa. pensa e riflette, cerca la sua strada nel mondo di odio e sterminio in cui è vissuta. e cercarlo lì non è come cercarlo qui, tra agio e raffinatezze.
scrive:
Lunedì 4 agosto 1941, le due e mezzo di pomeriggio
S. dice che l'amore per tutti gli uomini è superiore all'amore per un uomo solo: perché l'amore per il singolo
è una forma di amore di sé.
S. è un uomo maturo di 55 anni, che ha raggiunto questo stadio di amore per tutti gli uomini dopo aver
amato molte persone singole, nel corso della sua lunga vita. Io sono una donnetta di 27 anni: anch'io mi
porto dentro questo grande amore per tutta l'umanità, eppure mi domando se non continuerò a cercare il
mio unico uomo. E mi domando fino a che punto questo sia un limite della donna: fino a che punto cioè si
tratti di una tradizione di secoli, da cui la donna si debba affrancare, oppure di una qualità talmente
essenziale che una donna farebbe violenza a se stessa se desse il proprio amore a tutta l'umanità invece che a
un unico uomo (non sono ancora in grado di concepire una sintesi). Forse, la mancanza di donne importanti
nel campo della scienza e dell'arte si spiega così: col fatto che la donna si cerca sempre un uomo solo, a cui
trasmette poi tutta la propria conoscenza, calore, amore, capacità creativa. La donna cerca l'uomo e non
l’umanità.
Non è proprio così semplice, questa questione femminile. A volte, quando vedo per strada una donna bella
e ben curata, assolutamente femminile e magari un po' stupida, sono capace di perdere la testa: allora il mio
cervello, le mie lotte e sofferenze mi diventano un peso, li sento come qualcosa di brutto e di non femminile
e vorrei essere solo bella e stupida, una specie di giocattolo desiderato da un uomo. E’ tipico che io voglia
essere sempre desiderata dall'uomo, che la nostra femminilità sia sempre la suprema conferma del nostro
essere, mentre si tratta di una dinamica oltremodo primitiva. I sentimenti di amicizia, stima, amore per noi
donne in quanto persone sono tutte belle cose - ma in fn dei conti, non vogliamo forse che l'uomo ci desideri
come donne? Non riesco quasi a esprimermi, è una questione infinitamente complicata ma è essenziale che
ne venga a capo.
Forse la vera, la sostanziale emancipazione femminile deve ancora cominciare. Non siamo ancora
diventate vere persone, siamo donnicciole. Siamo legate e costrette da tradizioni secolari. Dobbiamo ancora
nascere come persone, la donna ha questo grande compito davanti a sé.
cara, carissima Etty, ti voglio bene e mi domando, insieme a te: la vera sostanziale emancipazione femminile è mai cominciata?
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