ancora guardo fuori, è proprio bella la vista da questa grande finestra. ancora sono qui.
non ho la sensazione di pienezza, e normale autenticità, che ho avuto con Lynsey Addario.
qualcosa mi disturba.
probabilmente è il look eccessivo di Shobha Battaglia, quel tintinnare dei bracciali mi da l'idea di una traccia sonora fuori luogo. anche gli occhiali da sole con la nebbia fuori.
probabilmente è l'odore di fumo, Letizia Battaglia non si ritiene sottopoosta ai divieti di fumo ormai universalmente adottati, e accettati. in una sala gremita di gente, lei, che evidentemente è diversa , si ritiene diversa dagli altri, fuma, una sigaretta dopo l'altra, la cenere cade per terra.
questi aspetti di forzata differenziazione mi mettono subito in una posizione di allarme psichico, c'è qualcosa di stonato, un'imposizione che viene dall'Altro. forse sono solo molto ossessiva, ingabbiata dentro un rigido super io che mi impedisce di accettare serenamente la trasgressione dalle regole.
Letizia Battaglia è certamente una che ha fatto la storia della fotografia italiana, la storia della Sicilia mafiosa. è assolutamente dominante sulla figlia, Shobha, che ne ha seguito, o forse subito, le tracce senza averne il talento giornalistico. fotografa come la madre, ma soggetti alternativi, ha passato metà della sua vita in India a fare meditazione, la tentazione di interpretare una difficile separazione da una figura materna tanto importante è molto forte...d'altronde il problema la porgono loro, di continuo, nella conversazione con Denis Curti, direttore creativo di Casa Tre Oci di Venezia, e Francesca Alfano Miglietti, curatrice della mostra Sguardo di Donna: "mi dispiace che tu non sia come me" (Letizia), "io sono diversa da te" (Shobha) e così via, è evidente che la questione è molto aperta tra le due e si propone per forza di cose a chi assiste a un discorso che preveda la loro compartecipazione.
di Letizia emerge ancora oggi la rabbia, e la commozione, la non rassegnazione, della figlia la pacificazione.
Letizia parla del gruppo che si costituitì, nel 1974, a Palermo, "città orribile", e si diede alla cronaca, all'impegno civile, alla testimonianza della morte per mafia. dice che non si rendeva conto allora , ma oggi si, dell'importanza che avrebbero avuto le sue foto, che la macchina fotografica è stato solo uno strumento possibile per raccontare quel che doveva raccontare. le foto che ha scattato a Palermo hanno dentro il suo cuore, la sua partecipazione, la sua passione, più di qualsiasi altra foto lei abbia fatto, altrove nel mondo.
fuma e la la cenere cade.
la posso perdonare?
scorrono poi, alla fine dell'incontro, foto recentissime di Shobha, immagini acquatiche dentro e con grandi bolle...proprio non saprei...
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