Gianni Rodari,
il solito genio.
Il libro dei perchè.
me lo sono comprato
me lo leggo fin tanto che
tutto il suo bello mi avrà appagato.
il Corriere della Sera pubblica i suoi libri e io me li compro.
quante ne ho lette di filastrocche ai miei figli, soprattutto al piccolo grande uomo.
che ora sfoglia e dice..."ma come si sforza di essere simpatico"...e l'adolescenza fa capolino, l'infanzia va criticata, per poter essere definitivamente abbandonata, con un inizio di cinismo. non potrebbe essere che così.
ma io l'infanzia e l'adolescenza le ho alle spallissime, e quindi Rodari me lo godo con tutta la saggezza della mia veneranda età, forse è una constatazione triste e forse, in questo caso, no.
Io son dell'opinione
-sia detto senza danno-
che i "grandi" hanno ragione
quando torto non hanno...
Nelle favole, nelle filastrocche, nelle novelle di Gianni Rodari (1920-1980) c’è un sentore particolare, qualcosa che fa pensare a Italo Calvino, ma anche al poeta romantico tedesco Novalis, e addirittura a quel «gioco di società», tutto fatto di parole ed equivoci, con cui André Breton amava divertirsi, il gioco dei cadavres exquis («cadaveri eccellenti»).
Ed è proprio così, il sapore di Rodari è proprio questo.
E lui ne era consapevole: nelle città del boom economico e dello sviluppo industriale degli anni Sessanta e Settanta, là dove si intrecciavano i dialetti delle diverse immigrazioni, dove crescevano in fretta le fabbriche, i quartieri e le famiglie, Rodari con le sue storie non solo insegnava e diffondeva la lingua italiana fin tra i più piccoli, perfino prima della scuola, ma portava senza pesantezze e senza retorica nel Paese il respiro della grande cultura europea, e avvicinava le giovani generazioni ai libri e alla lettura. Se si chiede a chi ha conosciuto Rodari e a chi lo ha studiato e insegnato all’università qual è stato il «segreto», l’ingrediente magico della sua scrittura, ciò che emerge e caratterizza il suo tratto di innovatore è proprio la valenza autoriale profonda dei suoi testi, insieme alla coscienza che lo scrittore aveva dell’importanza della lettura anche tra i giovanissimi.
«Parlando del cambiamento portato da Rodari nella letteratura dell’infanzia — osserva Pino Boero, docente di Letteratura per l’infanzia all’Università di Genova, e assessore a scuole, sport e politiche giovanili nella giunta genovese del sindaco Marco Doria — occorre tenere presenti due elementi. Il primo è la dimensione del surrealismo che Rodari dichiara come suo debito, e lo vediamo nell’amore per i giochi, per l’uso delle parole, per le filastrocche e così via; e l’altra è invece la cultura tedesca, in particolare romantica, come Novalis e Brentano, di cui coglie la dimensione del fiabesco. Era Novalis che diceva: “Se esistesse una Fantastica come esiste una Logica, s’inventerebbe l’arte di inventare”».
Ma, ovviamente, questi retaggi non bastano a spiegare Rodari: lo scrittore aggiunge qualcosa di più, una cifra personale, e lo fa con la coscienza di farlo. Spiega Boero: «A questa cultura lui aggiunge la sua dimensione di insegnante e di intellettuale a tutto tondo. Anche se sono filastrocche e fiabe, da una parte egli non rinuncia allo stile, al gioco della parola, dall’altra tutte le sue opere hanno anche una valenza sociale. Comincia così quel percorso che passa per le Favole al telefono e per la Grammatica della fantasia, e oltre: Rodari è attuale perché ha mostrato in quale modo si può essere autori davvero impegnati (e non sia detto con una declinazione moralistica). Non solo è stato un autore impegnato dal punto di vista civile, ma ha mostrato che la scrittura per bambini è una cosa seria: ed è questa la lezione che in fondo è passata ai suoi eredi letterari».
Tanto che se ne può parlare come di un classico moderno, come ci spiega un altro esperto rodariano, nonché amico di Rodari, Antonio Faeti, che è stato titolare della prima cattedra di Letteratura per l’infanzia in Italia: «Ho fatto un intero corso universitario su di lui, e l’ho proposto ai miei corsi di alta formazione pedagogica a Bologna: Rodari fra l’altro è stato il teorico di se stesso nella Grammatica della fantasia, ed è un po’ come un certo tipo di classici, che hanno un doppio aspetto, diciamola così: non sono facili, ma sono facili. Ecco, Rodari non è facile anche se tale sembra, c’è sempre da scavare su di lui.
Bisogna tener presente l’influenza della letteratura tedesca, di Goethe, e bisogna anche tener presente la Resistenza, lui fu partigiano, e la sua militanza politica».
Racconta, Faeti, della sensibilità di Rodari per i «discenti», del forte senso di responsabilità per la formazione dei ragazzi, che lo scrittore avvertiva. E ci racconta anche della precaria salute dello scrittore, malato di cuore, scomparso prematuramente a sessant’anni, nel pieno dell’attività, a soli sette anni dalla pubblicazione di quella Grammatica della fantasia che resta un caposaldo della pedagogia. «Anzi, da pedagogo, penso — conclude Faeti — che proprio la sua Grammatica si possa porre su uno scaffale sul quale stanno in pochissimi».
Ida Bozzi, Corriere della Sera, 12 Ottobre 2015
le illustrazioni di questo volume sono di Giulia Orecchia, e anche qui c'è una bella prova di bravura, di virtuosismo, di competenza di matite e colori.
«Di Rodari mi piace il gusto per il paradosso e per il nonsense — spiega Giulia Orecchia, illustratrice italiana tra le più versatili e apprezzate —. Ha una vena surreale, perfino dadaista. Ho avuto la fortuna di avere come insegnante Munari e trovo che i due avessero un modo simile di guardare il mondo». E aggiunge: «Da illustratrice provo sempre ad accordare il linguaggio delle immagini al testo e a mantenere lo stesso tipo di registro linguistico». Così è per il Libro dei perché, fatto di mini-storie e micro-racconti, per il quale Orecchia ha utilizzato piccoli elementi (figure, animali, oggetti) richiamati nella pagina che apre ogni capitolo.
Seguendo le tue parole
come tracce sul sentiero
sono entrato nella tua testa,
ho visto ogni tuo pensiero,
ho visto che passavano
le cose che tu dici.
segno che sei sincero,
leale con gli amici.
I miei pensieri e i tuoi
si sono stretti la mano:
in due si pensa meglio
e si va più lontano.
Canta il gallo: "Chicchirichì!
E' in arrivo il nuovo dì!
E' un giorno mai visto in passato
che prima d'oggi non c'è mai stato.
Fategli festa perché dura poco
un bel giorno come un bel gioco.
Questa sera partirà
né mai più ritornerà".
-Pronto, pronto, parla il cervello?
Qui parla la lingua. Che debbo dire?
- Dì qualcosa di buono e di bello,
che rallegri chi sta a sentire...
Se dici cose impertinenti
ti farò cadere i denti...
«Di Rodari mi piace il gusto per il paradosso e per il nonsense — spiega Giulia Orecchia, illustratrice italiana tra le più versatili e apprezzate —. Ha una vena surreale, perfino dadaista. Ho avuto la fortuna di avere come insegnante Munari e trovo che i due avessero un modo simile di guardare il mondo». E aggiunge: «Da illustratrice provo sempre ad accordare il linguaggio delle immagini al testo e a mantenere lo stesso tipo di registro linguistico». Così è per il Libro dei perché, fatto di mini-storie e micro-racconti, per il quale Orecchia ha utilizzato piccoli elementi (figure, animali, oggetti) richiamati nella pagina che apre ogni capitolo.
Seguendo le tue parole
come tracce sul sentiero
sono entrato nella tua testa,
ho visto ogni tuo pensiero,
ho visto che passavano
le cose che tu dici.
segno che sei sincero,
leale con gli amici.
I miei pensieri e i tuoi
si sono stretti la mano:
in due si pensa meglio
e si va più lontano.
Canta il gallo: "Chicchirichì!
E' in arrivo il nuovo dì!
E' un giorno mai visto in passato
che prima d'oggi non c'è mai stato.
Fategli festa perché dura poco
un bel giorno come un bel gioco.
Questa sera partirà
né mai più ritornerà".
-Pronto, pronto, parla il cervello?
Qui parla la lingua. Che debbo dire?
- Dì qualcosa di buono e di bello,
che rallegri chi sta a sentire...
Se dici cose impertinenti
ti farò cadere i denti...
C'è un'astronave che si chiama Terra,
nello spazio lanciata
per un lungo viaggio.
Noi samo l'equipaggio,
ognuno è passeggero e capitano.
Andremo lontano
se avremo coraggio.
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