A proposito di Davis, l'ultimo film dei fratelli Coen, non incontra il mio gusto.
non so cosa non vada tra me e i due fratelli, ma il loro linguaggio non mi coglie.
rileggo il mio blog e ritrovo, datata luglio 2008, una critica a un altro loro film, Non è un paese per vecchi (http://nuovateoria.blogspot.it/2008/07/i-fratelli-cohen.html).
mi domando cosa non mi piaccia, neanche in questo ultimo film, qualcosa che mi convince a non riguardali più.
la storia di quest'uomo è desolante, è una storia di fallimento, di disfatta, di povertà, di miseria, di ripetizione infinita dei quotidiani gesti di desolazione. Davis non risolve la sua vita, la trascina da una situazione fallimentare a un'altra, reiterando i suoi comportamenti senza rettificare nulla. muore di freddo senza un cappotto, si porta dietro un gatto come fosse un neonato senza sapere perchè, si ritrova a risolvere gravidanze indesiderate delle sue avventure notturne venendo casualmente a scoprire che quella precedente è stata poi a sua insaputa portata a termine, suona senza speranza, perde pezzi a ogni passo, si lascia insultare senza difesa oppure reagisce in modo volgare e inconsulto.
la disperazione effettivamente ti entra dentro, a proposito di Davis.
ma qualcosa del discorso mi infastidisce. non so se è il cinismo, non so se è la sensazione che nella descrizione, desolante, non ci sia posto per la speranza. qualcosa mi dice che nella presentazione non ci sia mai un soggetto, ma solo una trascinamento sociale, un destino senza forma, una progressione che annulla qualsiasi possibilità di redenzione. non c'è mai un solo personaggio che si salvi ma una melma di umanità, un aggregato di corpi senza anima. non emerge nemmeno la sofferenza, sembra che ci sia un'affidamento alla sfortuna senza ribellione, un'affondare nella scodella di merda, come dice un personaggio repellente che compare senza senso nel film. le donne sono figure inguardabili e inascoltabili, l'amante rimasta incinta non sembra capace di un istante di riflessione ed è aggressiva in modo intollerabile, la sorella è mangiata viva da una rabbia sorda e distruttiva, l'amica che lo ospita, padrona del gatto, è un personaggio patetico.
se si presenta la desolazione la si deve differenziare dalla serenità. deve esserci la mancanza di qualcos'altro, si deve sentire che quella desolazione si contrappone a una possibilità alternativa.
se tutto è sempre una scodella di merda, si perde veramente la voglia di guardare, di capire, di riflettere e di provare una scodella di gustosa crema profumata alla vaniglia.
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