“L’architettura di Siza è (…) un progetto di dialogo critico, costruzione di una distanza, che è l’intervallo nel quale si costituisce la qualità dell’architettura migliore del nostro tempo”.
Vittorio Gregotti
Porto Poetic
Triennale di Milano
La mostra
si articola in tre parti, Poetic, Community e Design, scandite in
funzione di periodi temporali dagli anni Cinquanta ad oggi, che
comprendono ben 41 progetti d’architettura (schizzi, disegni, modelli,
immagini di cantiere), 215 oggetti di design, 540 scatti autoriali e 28
filmati.
Con l’uscita nel 1986 della pubblicazione “Álvaro Siza, Professione
poetica” (Quaderni di Lotus, collana diretta da Pierluigi Nicolin),
irrompe sul panorama architettonico internazionale l’architettura
portoghese (la scuola di Oporto), fino ad allora considerata solamente
in chiave regionalistica: “vernacular”e “critical regionalism”, che
limitiva il campo di azione in un orizzonte neo-realista e
anacronistico.
“Professione poetica” dimostrava che la sapienza e il talento di Álvaro
Siza (che non aveva ancora costruito e progettato i lavori più iconici
che lo hanno successivamente consacrato) erano frutto di piccoli gesti,
di disegno, di continuare a disegnare la città in cui viveva e lavorava,
Oporto, Porto Poetic.
Nella sua celebre premessa alla pubblicazione, scriveva … “Dicono
che disegno nei caffè, che sono un architetto di piccole opere (dato che
ho provato a fare le altre, penso che, se non mi sbaglio, le piccole
sono più difficili).”… “La tradizione è una sfida all’innovazione. È
fatta di inserti successivi. Sono conservatore e tradizionalista, cioè
mi muovo fra conflitti, compromessi, meticciaggio, trasformazione.”…
Negli ultimi venti anni la Porto, poetica, fatta di piccole cose e di
grandi interventi è stata campo di trasformazione, di innovazione.
I recenti progetti hanno modificato la maniera di vivere la città e di
conseguenza anche gli spazi collettivi. Il tracciato della
metropolitana, con le stazioni disegnate da Eduardo Souto de Moura, il
Museo di Serralves di Álvaro Siza o la Casa da Musica di Rem Koolhaas
sono icone della nuova Porto.
La città di Porto ha celebrato recentemente la conquista del secondo
Premio Pritzker, quello a Eduardo Souto de Moura (2011), premio che
Álvaro Siza aveva meritato nel 1992. Porto è una città con poco meno di
duecento cinquanta mila abitanti, in un paese con poco più di dieci
milioni. Grazie al lavoro assiduo e geniale degli esponenti della
cosiddetta scuola di Oporto: Fernando Tavora come supremo maestro di
Álvaro Siza, Álvaro Siza come maestro di Eduardo Souto Moura si consacra
nell’esposizione PORTO POETIC la Città dei Pritzker.
avrei voluto fare un gran bel post.
la mostra è stata strepitosa, il convegno di presentazione alla Triennale interessante e affollatissimo di una bella popolazione studentesca in architettura, i due personaggi in questione, presenti all'inaugurazione, geniali, assolutamente geniali, oltre che simpatici e ironici, le installazioni di presentazione dei singoli progetti ben fatti, le fotografie delle costruzioni semplicemente perfette, le didascalie sempre adeguate spesso accompagnate da interventi attinenti alla questione poetica, i commenti degli autori - tra i quali una citazione di Siza accompagnate da fotografie di Basilico-particolarmente toccanti, e, nella mia testa, avrei voluto mettere tutto qui.
in sostanza avrei voluto trasferire qui la mostra per intero, immagini e parole, ma non ce l'ho fatta.
ho cercato testi, foto e citazioni, ma non li ho ritrovati, i miei appunti sono stati insuffficienti, tracce iandeguate alla ricostruzione del pensiero che ha animato la testa il cuore il talento di questi due incredibili personaggi dell'architettuta moderna. cosa posso fare?
arrendermi.
il post è tutto qui.
le immagini rendono giustizia solo in infinitesimamente piccola parte del lavoro straordinario di questi due architetti, la mostra ovviamente molto di più. c'è qualcosa di unico nel pensiero unificante, nella ricerca, nelle linee e nelle curve, nel bianco, nelle locazioni di stadi, chiese, biblioteche, centri sportivi e fermate del metrò, nella progettazione straordinaria, sempre adeguata, coerente, lineare, poetica, semplicemente poetica dello spazio di Alvaro Siza e Eduardo Souto de Moura.
in Portogallo due persone nascono, studiano, sviluppano idee, vanno all'universita, poi la animeranno e sosterranno, e danno sostanza al loro talento in modo unico e singolare, vivono a Porto e la costruiscono, la innalzano a icona architettonica purissima, cooperano, si stimolano, si sostengono e lavorano. lavorano al progetto di un modo migliore, anche attraverso l'eleganza, l'appropriatezza, il rigore e la sensualità, perchè tutto questo è l'insegnamento, visivamente percepibile e godibile, di un mondo migliore.
tra le citazioni e commenti alle opere di questi due architetti, ho ritrovato spesso le parole di Sophia de Mello Breyner Andresen, poetessa portoghese che ho già avuto modo di citare, legata a Pessoa, legata a Lisbona, legata a Porto, legata alla cultura portoghese in modo ovviamente nativo e indissolubile.
Ci sono città accese nella distanza,
Magnetiche e profonde come lune,
Campi in fiore e nere strade
Piene di esaltazione e risonanza.
Ci sono città accese il cui ardore
Distrugge l’insicurezza dei miei passi,
E l’angelo del reale apre le braccia
In nardi che mi uccidono di afrore.
E io devo partire per conoscere
Chi sono, per sapere come si chiama
Il profondo esistere che mi consuma
In questo paese di nebbia e di non essere.
Sophia de Mello Breyner Andresen
tra le citazioni e commenti alle opere di questi due architetti, ho ritrovato spesso le parole di Sophia de Mello Breyner Andresen, poetessa portoghese che ho già avuto modo di citare, legata a Pessoa, legata a Lisbona, legata a Porto, legata alla cultura portoghese in modo ovviamente nativo e indissolubile.
Ci sono città accese nella distanza,
Magnetiche e profonde come lune,
Campi in fiore e nere strade
Piene di esaltazione e risonanza.
Ci sono città accese il cui ardore
Distrugge l’insicurezza dei miei passi,
E l’angelo del reale apre le braccia
In nardi che mi uccidono di afrore.
E io devo partire per conoscere
Chi sono, per sapere come si chiama
Il profondo esistere che mi consuma
In questo paese di nebbia e di non essere.
Sophia de Mello Breyner Andresen
sono rimasta estasiata da quel che ho visto, guardato, conosciuto.
2 commenti:
bellissime creazioni,concordo,genialità e anima.la poesia poi..ecco ciò che mi fa barcollare.grazie,'notte.
grazie a te. 'giorno.
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