era parecchio tempo ormai che ne avevo perse le tracce, a parte quelle che ogni tanto lascia dalla mia parrucchiera che, per chi non lo sapesse, condivido con mia sorella di blog.
ho ritrovato lellacostaèmiasorella allo IED, istituto europeo di design di Milano, ove si teneva quest'anno, ormai due settimane fa, la rassegna della Canon su fotografia e dintorni.
un venerdì sera mi sono avventurata a sentire Oliviero Toscani che, ormai senza dubbio, non mi piaceva prima e non mi piace adesso, arrogante e presuntuoso, e poi mi sono ritemprata una domenica a sentire Lella, che mi piace, sempre.
ha presentato, insieme a Denis Curti, direttore di Contrasto e vicepresidente della fondazione Forma, persona adorabile direi, le rappresentanti illustri dello sguardo fotografico al femminile in una rassegna intitolata "lasciarsi sorprendere dalle immagini".
se si invita lellacostaèmiasorella è per parlar di femmine. non so, forse si potrebbe anche allargare lo sguardo, appunto. comunque mia sorella di blog è donna intelligente e mai dice cose a caso, guarda le fotografie con occhio attento e vigile, si vede che dello sguardo sa bene cosa farsene, allenata e talentuosa.
ho scoperto cose nuove, sguardi diversi, mi sono lasciata stupire, come richiesto.
mi hanno insegnato che Julia Margaret Cameron era zia di Virginia, Woolf.
credo si trattasse di una famiglia fuori dal comune.
credo si trattasse di una famiglia fuori dal comune.
Julia Margaret Cameron
lo stile vittoriano, evidente e inconfondibile, assume carattere singolare nella sfuocatura, l'uso dei filtri, l'interpretazione, l'uso del chiaro scuro. l'immagine dell'angelo conferma la sua epoca ma allo stesso tempo esprime un'autorialità femminile, ferma la fotografia nel suo tempo, il tempo dell'autrice. la trovo magica e ipnotica.
Francesca Woodman
mi hanno riparlato di Francesca Woodman, ma forse, almeno in questo caso, sapevo più io di loro.Fotografia del corpo, corpo della fotografia.
Diane Arbus
mi hanno ripresentato Diane, Arbus, e ho confermato l'idea che avevo di donna forte e invincibile, capace di guardare, e mostrare, l'inguardabile con quel talento encomiabile di dare dignità a qualsiasi cosa forma persona, all'umanità intera.
Mi fido solo dei miei occhi, diceva. e ognuno di noi ha solo i propri occhi di cui fidarsi, a pensarci bene. non ho mai visto ne mai vedrò con gli occhi di un altro. ma il suo motto era in linea con la sua funzione di provocatrice, di guastatrice di coscienze.
Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. E' porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E' un modo di vivere. diceva Cartier-Bresson, e la Arbus, come lui, inquadrava i suoi soggetti dal basso, stemperando la retorica dell'immagine, cogliendo, si dice, l'istante decisivo dell'allineamento perfetto.
Tina Modotti
mi hanno ricordato Tina Modotti, friulana trapiantata negli Stati Uniri e poi in Messico, italiana di risonanza mondiale.
Ogni volta che si usano le parole "arte" o "artista" in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro.
Margaret Bourke-White
mi hanno mostrato alcune foto di Margaret Bourke-White, fotogiornalista e soprattutto donna.
Lella si è soffermata su questa foto, e credo proprio a ragione. lo sguardo è in un primo tempo rapito dai corpi martoriati e accatastati ma subito dopo viene sequestrato dall'immagine della donna, l'unica nella foto, che ritrae il suo sguardo, l'unica in un mondo di uomini che camminano indifferenti. è quella donna che sottrae l'attenzione ad ogni altra immagine del della foto, quella donna, lei, è la fotografa che si ritrova nel gesto umile e sofferente di chi c'è, è testimone, ma non vorrebbe vedere.
Anche questi sono versi di guerra
Anche questi sono versi di guerra
Composti mentre infuria, non lontano, non vicino
Seduti di sghembo a un tavolo rischiarato da lumi
Mentre cingono le porte di palme
Anche questo è un canto verso
Dio Che chini lo sguardo sui suoi vermi e ci travolga
Amati e non amati.
Non una tregua – un dono
Per questa terra folgorata.
Antonella Anedda da Notti di pace occidentale.
Donna Ferrato
siamo negli ani '80 e questa fotografa fissa indelebile la violenza domestica, la violenza sulle donne.
oggi siamo nel 2013, 25 novembre,
ed è la GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.
siamo davanti a un orribile macabro esempio di globalizzazione mondiale, nel tempo e nello spazio, sono qui per dire anch'io che c'è bisogno di pace, c'è bisogno di tregua, un dono, per questa terra folgorata.
Per trovare la
ragione di un verbo
perché ancora davvero
non è tempo
e non sappiamo se
accorrere o fuggire.
Fai sera come fosse
dicembre
sulle casse innalzate sul cuneo del
trasloco
dai forma al buio
mentre il cibo
s’infiamma alla parete.
Queste sono le notti di pace occidentale
nei loro raggi vola
l’angustia delle biografie
gli acini scuri dei ritratti, i cartigli
dei nomi.
Ci difende di lato
un’altra quiete
come un peso marino
nella iuta
piegato a lungo, con
disperazione.
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