bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 15 novembre 2013

bulimica

Si secca sull'impiantito del bagno il sangue
accanto alla mia testa mentre poso avvolta
a gomitolo fetale e guardo il gocciolio dei tubi.

Sono una pozza sporca di buio dopo lo spurgo-
in vesti nere su un letto di mattonelle polari, la schiena
nuda spalancata tra la cintola alla vita e il top striminzito,

in silenzio e in soggezione della vasca ferma.
La luna fioca del mio corpo è sconvolta
da pallide rive di braccia e collo e viso,

rese anche più pallide dal chiaro di luna e dalle stelle.
A mezzanotte il bagno è ammutolito.
Incastonato nell'orbita del mio fissare morto

il water smette di sibilare. Lì dinnanzi, ore fa,
innocente come una matta, stavo in ginocchio,
e sentivo un santo scarno delirare dentro di me-

"Svuotala, svuotala, e sarà magra!".
Mi aggrappavo al patto come membrana
a una costola, rigettando quella fame.

Ebbra al fiato di lei, chinata
a un pozzo, la svuotavo,
la svuotavo, la svuotavo,

bruciandone le erbacce e gli imbrogli,
sconfinavo nelle camere del corpo
a stuprarlo con due dita scabre.

Questo fuoco può lambire e sciogliere,
ma non perdona: le mie dita entrano,
si, ma a dissecarsi e scottarsi

nella passione caustica dei succhi delle budella.
Essuda il corpo, riluttante.
Diffidane.

Erutta, lei, maniacalmente,
finchè il sangue non la rende santa, arida, vuota.
Nè le lacrime nè il facile sciacquone

possono rappezzarla una cerimonia,
che si allontana nella vigilia della magrezza.
Freddo il  corpo si rovescia in gocce mielose

sulle mattonelle; cedono i ginocchi;
dondolano sgraziati i gomiti dalla ciambella
del WC; demente cade una testa

su una bilancia, esce il sangue dal naso.
Ora, raggomitolata accanto ai tubi gocciolanti,
eccola a pesare il peso di quella testa, in vesti nere

che incorniciano braccia, collo, viso.
Le mattonelle non scaldano l'insensibile.
Ci muoviamo come spiriti.

Leanne O'Sullivan

ecco un'altra autrice anglosassone, irlandese per la precisione.
non sono certa che questa sia una poesia, per le mie concezioni di essa ne dubito.
dopo la folgorazione dei giovani poeti cinesi -e ce ne sono ancora parecchie di poesie da postare- questo stile non mi appaga, non mi parla di poesia, non è poesia che mi guardi.
però il tema è bruciante, l'angoscia della bulimia la conosco, l'ho incontrata ormai molte volte nel mio cammino di conoscenza della psiche.
e questa prosa poetica, diciamo così, ne tenta certamente l'esplorazione con coraggio, franchezza, spietata lucidità.
si avverte l'angoscia ma anche l'abbrutimento, la pena e anche lo schifo.
si sente bene quell'anelito di santità che sempre accompagna l'anoressia bulimia, quell'estremo tentativo di purificarsi dal mondo, dal cibo, dall'oggetto, dalla dipendenza.
si tocca l'aspirazione all'astrazione e allo svuotamento che passa attraverso la merda del corpo. è così.
ci sono il water, lo stupro, il delirio, le budella, il sangue, lo spurgo, il rutto, la demenza a renderla santa, arida e vuota.
follia.

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