bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 27 giugno 2013

L'intervallo

riapre l'Arianteo, cinema all'aperto, cortili dell'Umanitaria.
potrebbe anche essere una gioia.
ma fa freddo in questa sera di giugno.
ho freddo.
vedo il film male, tremando, pensando che sono scoperta.
e in effetti sono senza pelle. 
ma come vivo male. che deficiente.
sono sola, non mi dispiace, penso che vorrei stare sola sempre, vorrei essere lasciata sola sempre.
io non voglio vedere più nessuno.
il film certo non mi aiuta, non mi consola.

mi parla, appunto, solo di un intervallo.
l'intervallo di un incontro che sa di umano, di tiepido, ma dura poco, il tempo di un pomeriggio di sole e pioggia.
e poi tutto ripiomba nella solitudine nella periferia povera e cialtrona di Napoli. 
bande, camorra, amorazzi, giochi di potere, tu di qua io di là...ehi ragazzina, Veronica, tu che parte stai? dice il boss.
e poi baracchini mobili per la limonata e le granite, Salvatore e suo padre, un rituale di preparazione che si ripete ogni mattina, un lavoro povero ma garbato, povero ma pulito, lontano dalla delinquenza. 
tocca a Salvatore, tirato dentro contro il suo volere, ricattato, tenere Veronica in castigo, farle venire paura, tenerla prigioniera nei meandri di un vecchio e abbandonato casale, probabilmente un ex convitto per ragazze. Veronica, 16 anni, è piena, formosa, sfrontata, spaccona. è veramente libera di testa come vuol far credere? Salvatore, grosso e goffo, pesante ma occhi belli, la guarda da lontano, la annusa, la evita, la spia, le segue e un po' la seduce, per un breve intervallo, con sua aria sorniona, un po' grezza ma autentica, verace e generosa. 
per qualche ora si può essere solo ragazzini, giocare, rincorrersi, bagnarsi di pioggia, raccontarsi storie, essere rispettosi e senza paura.
lo spazio è un labirinto, sporco, abbandonato, pieno di sorprese e misteri, cagne che hanno appena partorito,  barche abbandonate che galleggiano su un piccolo lago d'acqua straripato dal mare, camere cadenti di ragazze che conservano ancora un letto un lavandino e una foto appesa alla parete; una è morta, si sa, era pure incinta. si cammina dietro a loro, al loro vagare e rincorrersi, bella la luce radente, belli i chiaroscuri, una ripresa davvero incolta, sfuocata, ma convincente. 
per qualche ora.
finite quelle, a sera, di notte, tutto sfuma, i ruoli si ridefiniscono, Veronica torna a fare la bella di quartiere ambita da tutti, Salvatore riprende il suo baracchino, confuso, frastornato, cupo. 
il sorriso è durato il tempo di un intervallo. 

L'intervallo, di Leonardo Di Costanzo.

3 commenti:

corte sconta ha detto...

ma tu pensa all'enorme importanza di quegli intervalli..a volte danno senso ad una esistenza(vita?mah!)che ha come normalità le tinte e l'angoscia di BRAZIL(cult movie di qualche tempo fa, che amo.)attimi,dio come sono preziosi e delicati,mi ricordano quei papaveri che "splendono"nell'aridità o nell'asfalto.scusa la lungaggine,volevo solo dirti che sono felice di leggerti.serenità.

Rossa ha detto...

serenità non ne tengo.
Brazil l'ho visto secoli fa, mi ricordo un senso opprimente molto forte, mi ricordo che per molti è un film epico, potrebbe essere un'idea andarlo a ripescare.

corte sconta ha detto...

non ripescarlo,lascialo negli abissi,vivi a "Pastrufazio" e credo ciò sia già sufficiente.Ripesca piuttosto un "George Gray"(antologia di Spoon River)o "Vi auguro"(Jacques Brel)e se vuoi"Conosco delle barche("Mannik").sotto la cappa dell'idiozia e della menzogna in cui soggiorniamo,abbiamo necessità di "respirare"questa brezza.se poi è ineluttabile che il castello di carte crolli,almeno ci abbiamo provato.con amicizia.