alcune, tra le sue che ho letto, mi sono piaciute tanto.
e mi sono anche sforzata, sul testo della rivista che le riportava, di guardare i segni della sua scrittura originale. il cinese.
perchè?
perchè nel corso di psicoanalisi di quest'anno c'è una sezione dedicata allo studio di Lacan della scrittura cinese, scrittura che è, diceva, nella sua struttura grafica e non alfabetica, un insegnamento all'ascolto dell'alterità "spaesante". si direbbe che nella scrittura cinese ci sia da ritrovare un simbolo, quella della fecondità, quello della differenza sessuale. la scrittura cinese, non alfabetica e non fonetica, non intercetta solo la voce ma anche lo sguardo, dove voce e sguardo sono i due oggetti pulsionali che Lacan ha trovato oltre a quelli identificati da Freud. la scrittura cinese è grafica, artificiale, è "la cosa", ha un'origine divinatoria e predittiva, è stata ritrovata, come cosa preesistente alla creazione, come racconta una delle tante storie mitiche che ne narrano la comparsa nel mondo, sui gusci delle tartarughe e ossa oracolari. secondo i cinesi prima non c'era il verbo...ma la scrittura, il segno scritto: la scrittura c'è, da sola, esiste per sè, non è stata funzionale all'uomo, ma ed esso preesistente, non creata ma interpretata. secondo Lacan la psicoanalisi ha sempre a che fare con la scrittura, perchè esiste sempre una scrittura cui siamo stati esposti, la scrittura simbolica in cui siamo nati e che ci portiamo tatuati sulla nuca, ovvero dove non la possiamo leggere ma che ci segna indelebilmente. una storia affascinante...che ancora devo sentire fino in fondo...
Yang Lian, considerato una delle più belle e autorevoli voci della poesia moderna, è nato a Berna 1955, ma poco dopo segue la famiglia di ritorno in Cina. Inizia a scrivere poesie nel 1976 e circa tre anni dopo pubblica in una rivista indipendente. Nel 1989, dopo molti viaggi all’estero, è costretto a un lungo periodo di esilio, per aver condannato pubblicamente le scelte del Governo cinese a seguito degli avvenimenti di Piazza Tienanmen. Nel 1994 decide di stabilirsi a Londra, dove attualmente vive e lavora. Le sue opere sono state tradotte in 25 lingue. In Italia, i suoi versi sono stati pubblicati da Einaudi nell’antologia “Nuovi poeti cinesi”, nel 2004 è uscita la raccolta “Dove si ferma il mare” per Scheiwiller. È uno dei vincitori del Premio Nonino 2012.
detto questo, tratto da qualche blog o wikipedia, mi dico ancora che le sue poesie hanno un fascino, come la scrittura che le compone.
Dove si ferma il mare
Sopra il mare asfaltato un uccello bianco come un fantasma
annusa la riva qual faro si ferma proprio
a sinistra dove incontrammo una morte accidentale
sul mare asfaltato c'è ancora un aratro spezzato
cent'anni col precipizio di una lapide
ridipingono i nostri nomi
sul bordo del tavolo di roccia rossa siamo visti a pranzo
acqua di mare il falò di aghi di pino verde smeraldo riscalda lo scheletro
mostra tutti i denti corrosi dalla ruggine danza
la punta aguzza del tempietto viene mescolata a questa notte di ogni agosto
pioggia tempestosa lettura obbligatoria nella lezione della morte
Già letto
nei cimiteri cinesi i pini respirano così come crescono
ma il vento cambia tranquillo la direzione della giornata
l'aratro va avanti e indietro fino alla fine del campo
verde fertile libro di agosto
la vita semina i semi dei morti
la notte tutte le stelle viaggiano in un pozzo di giada
per tutta l'estate leggi una biografia
l'ombra del pino è immersa nell'acqua
una sedia piena d'acqua è incisa in un bassorilievo
il mare lontano va in collera da solo
canti di uccelli inondano il cielo quasi non cantassero
leggi come se non avessi letto niente
c'è solo l'arte che scuote un pomeriggio e lo rende nero
Ricordo di una ragazza
un respiro profondo poi gli occhi chiusi
e tu vieni nella mia stanza
al tempo dell'estate vi sono dita di canzoni nei boschetti
e i tuoi piedi ricordo di un cimitero silenzioso
no non chinarti a guardare le lapidi
cercano maliziosamente un nome identico al tuo
non bisbigliare a loro né ridere
con quella risata che una volta anche gli altri ricordavano
no no quello non è
il terreno erboso dove prendesti il sole
un tappeto verde, un tessuto di nove anni saturo di luce
la pietra non capisce tutto ciò che amasti così profondamente
i nomi sparsi tutto intorno come la brezza più fievole
che viene da te e sogna oltre il tuo respiro
dimenticato sotto il terreno poco distante
o assai distante entrando in questa stanza che ti pensa,
in cui non sei mai venuta
L'altezza del sogno
non ti ricordi il sogno solo la sua altezza
fa tremare la carne della tua carne
uccelli nei tempi più quieti sono in imminente pericolo
sotto i colpi di martello del chiaro di luna
il giardino intorpidito si annusa
sul pavimento argento frantumato, vertiginoso come mai
non ti ricordi ma l'uomo nel sogno
fu sollevato nel cielo per una costola
e come musica barcollante cammina ancora là
qualche volta un sogno si prolunga più di una vita
qualche volta è solo uno strapiombo che vi fa invecchiare
di diversi anni anni bui-
se il buio deve sostenervi
la parola come evento sfugge e scompagina il codice del linguaggio. per Lacan è la poesia il luogo dove la parola si manifesta come pura singolarità, come pura trascendenza dal codice stabilito del linguaggio.
il poeta usa il codice ma lo sconvolge. lo scompagina, lo traumatizza, lo dissesta mentre lo usa.
il grande poeta è figlio e orfano ed erede del linguaggio perchè in ogni parola poetica c'è sovversione del linguaggio.
ognuno di noi avrebbe la responsabilità di creare l'evento della parola singolare, l'evento della propria poesia.
I disegni sono di Shitao.
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