Poco fa, in bagno, Dodo si lavava gli occhi per via dell’omino della sabbia. Violette gli ha detto che l’omino della sabbia passava tutte le sere e appena hanno cominciato a pizzicargli gli occhi lui è andato subito a lavarseli. Gli ho spiegato che non è l’omino della sabbia, ma il sonno a far pizzicare gli occhi.Che ciò che chiamiamo l’omino della sabbia è la voglia di dormire. Ha risposto: E infatti, è l’omino della sabbia! Dodo è ancora succube delle immagini. Io scrivo questo diario per liberarmene
corpo.
corpo umano.
corpo, ancora corpo.
siamo solo i nostri pensieri e le nostre emozioni o siamo anche corpo, nel corso della nostra vita?
per la maggior parte del tempo viviamo a prescindere dal nostro corpo.
quanto tempo gli dedichiamo? (il corpo è maschile? o magari femminile?). ma, soprattutto, quanta attenzione poniamo sul nostro corpo? in linea di massima viviamo considerandolo un tutt'uno con la nostra mente, solo quando stiamo male allora, improvvisamente, il corpo si stacca da tutto il resto e si riprende lo spazio, la consistenza e la considerazione che gli spettano. solo il dolore e il malessere lo mettono in evidenza. in salute il corpo tace e non sente la nostra voce.
penso che la maggior parte delle persone abbia una scarsissima conoscenza del proprio corpo, che quasi lo guardi staccato e indipendente dal proprio sè, fino ad arrivare a distorsioni patologiche anche gravissime. ma anche restando nella normalità, ah ah dai si lo so...una parola che non esiste, difficilmente abbiamo occhi sensibili, pazienti e benevoli verso il nostro corpo. eppure, per una buona vita, una buona sessualità, una buona quotidianità e anche una "buona " malattia, quel corpo così solo accessorio e sconosciuto, è fondamentale. il corpo che si ammala può essere accudito amorevolmente e senza paura, senza terrore, senza angoscia, se gli abbiamo parlato tutta la vita. occuparsi improvvisamente di un estraneo che rompe schemi abitudini e placida ignoranza, un intruso che chiede urgentemente attenzione e urla smodatamente, è un peso per la maggior parte delle persone, intollerabile. deprimente.
mi muovo su due diversi binari, ultimamente.
la mostra Body Worlds a Milano, alla Fabbrica del Vapore.
Storia di un corpo di Pennac.
tutta materia interessante. sul corpo.
quel che faccio vedere qui sono alcune dei corpi che si possono vedere alla mostra.
sono corpi umani, veri.
corpi che hanno subito, dopo la morte, un particolare trattamento, la plastinazione.
si tratta di riproduzioni realizzate dallo scienziato tedesco Gunther von Hagens estraendo dai tessuti umani i fluidi corporei e i grassi solubili che ne comportano la decomposizione e conferendo solidità attraverso la tecnica della polimerizzazione. Questo processo permette di ottenere modelli anatomici che conservano intatte tutte le caratteristiche dell'essere umano. i corpi vengono da donazioni fatte in vita all'associazione di questo scienziato.
può darsi, proprio non lo escludo, che a qualcuno possa fare molta impressione, si tratta di corpi umani, veri e propri, solo privati dell'involucro esterno, della pelle. a volte sono indagati per i muscoli, a volte per l'apparato venoso, o nervoso, o scheletrico, o viscerale. a volte sono scomposti per strati fino a quello più interno. sono in movimento, sono vivi per certi aspetti, sono corpi senza vita che mimano la vita.
l'esposizione era frequentata per lo più da studenti di medicina, comprensibilmente.
ma a me, a parte il ripasso generale, ha dato l'idea di un risveglio necessario, quello secondo cui siamo, appunto, CORPO.
per gente come me che mentalizza, psicologizza, interpreta, simbolizza, ricordarsi che siamo corpo e cuore e vene e organi e malattie e vita e morte, è utile. anzi necessario. già ci ricordiamo, o ci accorgiamo, poco del nostro, nella maggior parte dei casi, figuriamoci di quello degli altri.
Il mio corpo è anche il corpo di Violette. L’odore di Violette è come la mia seconda pelle. Il mio corpo è anche il corpo di papà, il corpo di Dodo, il corpo di Manès… Il nostro corpo è anche il corpo degli altri.
Forse è proprio così, morire. Sarebbe molto piacevole se non avessimo tanta paura. Forse ci svegliamo ogni mattina solo per rimandare il momento delizioso in cui stiamo per morire. Quando papà è morto, si è addormentato un’ultima volta.
è stato un bel viaggio. mi sono immaginata dentro, mi sono pensata carne, muscoli, attività elettrica, ho visto il mio cuore pulsare, il mio cervello accendersi, i miei polmoni respirare, il mio scheletro sostenermi.
è stato un buon esercizio. perchè questa dimenticanza che applichiamo tutti i giorni, questo vivere senza corpo ma logorandolo, questo buttare aria dentro senza sapere cosa sia il respiro, il primo e l'ultimo atto della nostra vita, rischia di alienarci.
ed è per questo che Storia di un corpo di Daniel Pennac mi piace da morire, mi ricorda che attraverso il corpo vivo, mi emoziono, mi relaziono, piaccio, mi amano, mi odiano, e ho messo in vita i miei figli.
Dodo mi ha svegliato in piena notte. Piangeva. Gli ho chiesto il perché, non ha voluto dirmelo. Allora gli ho chiesto perché mi avesse svegliato. E così mi ha detto che i suoi amici lo prendevano in giro perché quando faceva pipì lui arrivava meno lontano di loro. Ho chiesto fino a dove. Mi ha detto non lontano. La mamma non ti ha insegnato? No. Gli ho chiesto se adesso gli scappava. Sì. Gli ho chiesto se arrotolava bene il calzino prima di fare pipì. Mi ha detto: come, il calzino? Siamo andati sul balcone e gli ho mostrato come si fa ad arrotolare il calzino. È una cosa che mi ha insegnato Violette quando ero piccolo, facendomi il bagno: Arrotolati un po’ il calzino, non sia mai che ti vengono i funghi! La punta è uscita fuori e lui ha pisciato lontanissimo, fin sul tettuccio della Hotchkiss dei Bergerac. Era parcheggiata sotto casa. Ha pisciato fino all’altro lato del marciapiede. Era così contento che faceva pipì ridendo. E questo mandava il getto ancora più lontano, a raffiche. Ho avuto paura che la mamma si svegliasse e gli ho messo la mano sulla bocca. Ha continuato a ridere nella mia mano.
Dodo mi ha svegliato in piena notte. Piangeva. Gli ho chiesto il perché, non ha voluto dirmelo. Allora gli ho chiesto perché mi avesse svegliato. E così mi ha detto che i suoi amici lo prendevano in giro perché quando faceva pipì lui arrivava meno lontano di loro. Ho chiesto fino a dove. Mi ha detto non lontano. La mamma non ti ha insegnato? No. Gli ho chiesto se adesso gli scappava. Sì. Gli ho chiesto se arrotolava bene il calzino prima di fare pipì. Mi ha detto: come, il calzino? Siamo andati sul balcone e gli ho mostrato come si fa ad arrotolare il calzino. È una cosa che mi ha insegnato Violette quando ero piccolo, facendomi il bagno: Arrotolati un po’ il calzino, non sia mai che ti vengono i funghi! La punta è uscita fuori e lui ha pisciato lontanissimo, fin sul tettuccio della Hotchkiss dei Bergerac. Era parcheggiata sotto casa. Ha pisciato fino all’altro lato del marciapiede. Era così contento che faceva pipì ridendo. E questo mandava il getto ancora più lontano, a raffiche. Ho avuto paura che la mamma si svegliasse e gli ho messo la mano sulla bocca. Ha continuato a ridere nella mia mano.
2 commenti:
Sono due giorni che ho iniziato a leggerlo e con passione aspetto l'ora di stasera per leggerne alcune pagine, fino a che i miei occhi si riempiranno di tutta la sabbia che c'è nel mio corpo e, chiudendo il libro, augurerò la buona notte a chi mi è accanto.
Come diceva Gaber: "Andate sempre di testa, di testa. Andate di corpo!"
Ahahahah!!
(https://www.youtube.com/watch?v=PUilXf8Mk0Q)
E' verissimo, la tendenza mia è di sottovalutare il corpo, do per scontato che segua il mio pensiero.
Una diecina di giorni fa rincorrevo Max per le scale, è bastato un attimo di distrazione e mi sono ritrovato a scivolare gli ultimi cinque gradini, ho sbattuto violentemente le costole sullo spigolo, mi sono quasi frantumato un gomito, ho avuto paura di morire sbattendo "idiotamente" il cranio sullo spigolo successivo.
Se fossi più allenato, forse la mia mano invece di annaspare alla ricerca del corrimano, avrebbe trovato un appiglio sicuro.
Prolificamente e ciarliero, ti saluto e ti auguro almeno un buon lunedì di tutto il tuttabile.
Paolo
piace un mondo anche a me, lo leggo di gusto. appena posso. è divertente leggerlo nello stesso momento.
grande Gaber, ha capito così tante cose...che io non ho capito!!
ma non devi essere allenato, dovresti solo pensare benevolmente al tuo corpo acciaccato. vuole dirti solo di pensarlo di più, anche in salute. credo. come fa pennac nel suo libro, pensa al suo corpo che cresce e che cambia. nessuno lo fa.
sono noiosa e stanca, ti auguro almeno una buona notte, niente di paragonabile al tuo di augurio..
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