non credo sia facile filmare l'angoscia.
certo filmarla mentre qualcuno nel film dice sono angosciato sto male il mondo è brutto va tutto a rotoli, si può anche fare con facilità.
ma viene male, a volte molto male, spesso veramente molto male.
la forza della narrazione cinematografia sta nel raccontare solo attraverso le immagini.
nel film si vivono gli atti e le persone non come sta scritto su un libro, ma come sta scritto nelle immagini. come vivendole.
ecco, in "shame" l'angoscia c'è, è forte potente fisica sessuale meccanica.
mi è piaciuto moltissimo questo film.
Brandon è un figo da paura ma è bruttissimo.
quando scopa è veramente un mostro.
in una delle scene finali del film, a letto con due donne dopo aver già fatto sesso nel pomeriggio a ridosso di una finestra di un grattacielo con una puttana, dopo aver masturbato in un bar una fanciulla incredula, dopo aver preso botte dal suo fidanzato, dopo essersi infilato in un locale gay dove uomini si accoppiano in modo bestiale ed essersi fatto fare un pompino da uno sconosciuto in un ambiente sordido umido di oscenità, in quella scena Brandon non è semplicemente brutto, non è semplicemente la maschera di uno che soffre e che non gode, non è solamente il ritratto dell'angoscia, Brandon sembra scarnificare la sua faccia fino a sembrare uno scheletro, un teschio. mentre scopa Brandon tocca la morte.
e fa paura.
Brandon è un figo da paura ma non sa parlare.
Brandon è uno da voltarsi per strada ma una relazione non sa nemmeno cosa sia.
se Brandon fa un incontro non può che farlo morire con il sesso. il sesso è il marchio di chiusura di qualsiasi comunicazione. è il sigillo della morte.
infatti l'unico rapporto che non può sigillare con l'eiaculazione, quello con la sorella, lo mette in crisi, inequivocabilmente a nudo con se stesso, lo manda letteralmente fuori di testa. è evidente, anche se meravigliosamente non detto, che i due fratelli hanno un legame forte a difesa, a scudo di un'infanzia infelice e violenta. c'è una storia psichica pesante di dolore che li ha fatti sbandare entrambe.
la soluzione nevrotica di Brandon , il suo sintomo è inscritto nel corpo. nella ripetizione ossessiva dell'atto sessuale, che ovviamente non ha più niente a che vedere con il piacere, ma solo quello di scaricare momentaneamente l'angoscia per poi vederla rinascere un attimo dopo. una coazione a ripetere che non ha via di uscita. la presenza della sorella lo ribalta nella sua dimensione fantasmatica, nel bagno di dolore al quale ha faticosamente trovato una soluzione, in quel corpo robotizzato che risponde all'impulso-angoscia. ma, lo sappiamo, a volte i sintomi non bastano più ad arginare e l'angoscia tracima.
Brandon è un figo da paura ma è solo.
ha solo sua sorella, ha solo quel brandello di affetto ad ancorarlo alla realtà, ha solo quell'opportunità per disancorarsi dal dolore. la sua disperazione è pervasiva. chi solo allunga la mano per accarezzarlo è fuori, fuori per sempre, è un alieno, un corpo estraneo. in questo mondo dove niente funziona, solo il corpo risponde al comando, basta che non ci sia una parvenza di vicinanza. allora nulla si erige. solo il corpo macchina risponde al comando dell'eccitazione-morte. il sesso non è veicolo di piacere di comunicazione con l'altro. anzi separa, crea distanza, sancisce la fine di ogni cosa. annulla. mortifica.
quel corpo che non ha trovato simboli a valorizzarlo, che non è andato oltre il peso specifico della carne, che si svende e si mercifica, che non è unificato ma spezzato, è fatto di brandelli di un'autopsia di un'ossessione, per dirla con titolo di un libro di Walter Siti.
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