è la sacra ora del ritorno,
con il sangue ingiuriato dal peso
d´inverni, primavere ed estati.
Vengono da sforzi sovraumani
e vanno alla canzone e vanno al bacio,
e lasciano nell´aria impresso
un odore di utensili e di mani.
Per un altro sentiero io, per un altro sentiero
che non conduce al bacio anche se è l´ora,
ma gironzola senza destino.
Sotto la fronte tragica e tremenda,
un solitario toro, sulla riva, piange;
dimenticandosi che è toro e mascolino.
Miguel Hernández
Pablo Picasso- Minotauro che accarezza una donna addormentata
questa poesia l'ho letta un mese fa sotto il sole di fine giugno, al mare, e sono rimasta così, colpita da un'insolazione. la presenta al pubblico il Corriere della Sera allegata a un articolo di Guido Ceronetti, tipo che di certo non le manda a dire, sulla violenza. la violenza degli uomini. del maschio. del maschio toro e mascolino.
...La famiglia è stata oppressiva sempre, Saturno ha sempre sgranocchiato i suoi figli (vedi Goya, e là vedi la famiglia), e adesso è il cuore della decomposizione morale della nostra miseranda vita associata. Lì non c' è appiglio. La mentalità imbecilloide ci vede un punto importante del suo delirio economicista, ma un inferno famigliare non è fatto di soldi in più o in meno. È tutto enigma. Poiché la strage di donne giovani (quasi sempre tra 15 e 30) ci morde nella nuca, meno si fanno deplorazioni, più si lenzuola di reverenza le povere vittime. Per portarne il lutto come intera civitas in colpa, bisogna prima capire. E neppure brancicare in vaghe punizioni, senza prima aver sciolto, dell' enigma criminale, una parte almeno. E allora bisogna aprire un varco al capire. L' archetipo dell' Eterno Mascolino (come lo chiama Frank Thiess in Tsushima, romanzo illeggibile per qualsiasi donna) è una combinazione, in dosi diverse, di lacrime e di forza, entrambe generatrici di violenza. Le lacrime della forza e la forza delle lacrime. Traduco, per semplificare, questi tre versi di Miguel Hernández, dalla sublimità irraggiungibile (ma non siate pigri nel cercarli in castigliano): «Sotto la fronte tragica e tremenda, un solitario toro, sulla riva, piange; dimentica che è toro, e mascolino». Accidenti, questo è avere palle di poeta! Sono tre versi che toccano il fondo dell' archetipo maschile. Da sottolineare tragica, tremenda e il muggito di dolore del contrasto toro e piange. Il toro-uomo si nasconde per piangere, non dà cornate ma piange; il toro-uomo è la forza che piange, che nelle lacrime perde la coscienza di quel che è toro, dimentica la sua taurinità di maschio tragico, tremendo. Questa è la mascolinità, la virilità profonda. La capacità riproduttiva è del tutto secondaria: l' archetipo spirituale la ignora. Jung diceva che la virilità consiste nella misura della capacità di lavoro. Tra i sessi, la complementarità è mosca bianca. Il conflitto regna. Nel simbolismo del toro-che-piange, chi uccide una donna è un non-toro, l' immagine degradata del maschio, un non-cresciuto incordonato ancora al grembo materno, una caricatura di toro privo di lacrime. Dalla gelosia ad ogni altro motivo, nell' uccidere una donna non c' è che ignominia. Una società in cui un simile crimine si è fatto così frequente non è degna neppure di divenire storica: è in corsa verso una preistoria etica in cui tutto è foresta di scimmie sanguinarie, e l' uomo perde la cittadinanza umana. Si può uccidere per proteggere una donna, un bambino, in una radicale etica mascolina; ma, ti faccia o no soffrire una donna, puoi restare soltanto toro-che-piange in solitudine sulla riva deserta, per non perdere la mascolinità, le mani pure. Trovo una spiegazione ad una folta parte di questi crimini nell' inesorabile declino della forza d' animo maschile. La dipendenza tecnologica è forse la causa principale della nostra incapacità crescente di sopportare la perdita del sostegno femminile, dall' infanzia alla morte. L' uomo adulto è in realtà un bambulto: se la donna con cui vive si sveglia dall' ipnosi sessuale e vede nel compagno un bambulto di canna rotta, fa le valigie, lo lascia per un altro che le sembri un po' più valido (basta poco, se ne contentano), e nel trasloco può incontrare l' orrida maschera d' assassino del debole abbandonato che non tollera di perdere quel forzato, rassicurante sostegno, la persecuzione sadica delle telefonate e delle minacce, e una nuova incertezza, per sé e gli eventuali figli, perché l' accerchiamento delle dipendenze maschili è dappertutto, eccetto dove c' è povertà e verità di toro che invece (oh stupore!) di accoltellare ignobilmente, ha imparato regole ancestrali di cavalleria dagli angeli, da qualcosa che è fuori da questo irredimibile mondo.
Guido Ceronetti, 24 Giugno 2012
non so se mi piace di più la poesia o l'articolo, ma di certo non mi abbandona più l'immagine del toro, solo, che piange sotto il peso incommensurabile, tragico e tremendo, della sua mascolinità e del mandato moralmente altissimo e ancestrale che comporta. in effetti mi aspetto moltissimo dagli uomini, anche lacrime e sangue.
Guido Ceronetti, 24 Giugno 2012
non so se mi piace di più la poesia o l'articolo, ma di certo non mi abbandona più l'immagine del toro, solo, che piange sotto il peso incommensurabile, tragico e tremendo, della sua mascolinità e del mandato moralmente altissimo e ancestrale che comporta. in effetti mi aspetto moltissimo dagli uomini, anche lacrime e sangue.
2 commenti:
C'è, tenuto nell'ombra, un lato dell'uomo ben mimetizzato e inconfessato: quello fragile, insicuro, bisognoso di coccole. Ed è l'uomo toro che piange. Ma il maschio cara Rossa, è prigioniero della propria proiezione esteriore, Gabriel Gàrcia Màrquez, lo ha crudamente rappresentato nel suo "Cronaca di una morte annunciata."
L'articolo di Ceronetti è tragicamente realistico, la poesia è semplicemente bella.
Ciao monteamaro, grazie dei tuoi commenti. sono stanchissima, devo andare in vacanza...il libro di Marquez l'ho letto, quasi tutti direi, ma non ricordo questo aspetto che mi racconti. potrei rileggerlo. il lato bisognoso e fragile dell'uomo esiste eccome, ma l'aspetto bello dell'uomo, che piace a me, è che lo concede a pochi. a volte a una sola.
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