Jovanotti
Lo sai che apparenze non ingannano
E i cigni dentro all' acqua non si bagnano
Lo sai c'è una febbre che ti fa guarire
E che ci sta un silenzio che si fa sentire
Lo sai che il dna è lungo più dell'equatore
Lo sai che c'è uno spirito anche dentro ad un motore
Lo sai che i grandi mistici hanno braccia forti
E i grandi calciatori c'hanno piedi storti
Lo sai che nella pancia puoi ascoltare i suoni
Lo sai che anche i malvagi fanno gesti buoni
Lo sai che ogni tramonto è l'alba di un vampiro
E che le idee future sono già in giro
Lo sai che proprio adesso un uomo sta morendo
Lo sai che proprio adesso un bimbo sta nascendo
Lo sai che proprio adesso noi stiamo vivendo e qualche cosa
proprio ora ci stiamo scambiando
Falla girare falla girare falla girare così che tutti la possano
vedere
Falla girare falla girare falla girare così che tutti la possano
sentire.
così canta quel bel tipo di Jovanotti, su un cd che mi ascolto in macchina guidando, un bel regalo di un paziente riconoscente.
la faccio spesso quell'autostrada, milano bolzano e ritorno, e ogni volta è un viaggio che mi dice qualcosa.
tornavo dal trentino e andavo verso casa, ieri.
l'anno scorso, stesso periodo, ero sconvolta, mi sono riletta, tornavo per un giorno a Milano dalla montagna per andare a fare un concorso, me la vivevo male, e me lo ricordo molto molto bene.
nel giro di sette giorni avevo scritto 4 post tra creature fatate di neve, roghi in autostrada che ricordavano il mio, foto di cortecce e una splendida visita al Mart di Rovereto. che movimenti di testa e di cuore. che razza di subbuglio ho dentro, a volte. spesso. troppo.
quest'estate era andata un pochino meglio, mi ero dilettata con Umberto Tozzi, che truzzo mai visto, che accozzaglia di parole, che confusione mentale, ma cantavo a squarciagola della sua donna che stira cantando, come non ricordarla.
quest'anno la faccenda è stata molto più tranquilla, fatto salvo che la settimana intera non sono riuscita a farla lo stesso, certe questioni sono geneticamente determinate e ingovernabili, secondo me, non si curano praticamente mai.
come genetica e incurabile è, a volte, la mia dedizione ai bisogni degli altri dimenticando i miei, per poi lamentarmene come tutti quelli che fanno le cose aspettandosi un riconoscimento e non per il gusto di farle e basta. motivo per cui, malata senza speranza, non mi sono fermata al Mart, ove quest'anno fresca fresca, aperta il 25 febbraio, c'è una mostra su ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, e chi mi conosce sa della mia attrazione fatale per questa favola di nonsense, specchi, enigmi e porcospini che giocano a croquet conversando con i fenicotteri. ah che mondo..
questo viaggio è stato pressochè sereno e mi dico che, Alice a parte, molte cose sono cambiate e cambiate bene.
non mi sento più su un rogo a lato della strada, non mi sento una strega, posso lavorare, e bene, e posso anche sbagliare, e molto, senza sentirmi morire ogni volta. ancora patisco, ma so passare oltre, senza perderci anni di vita.
mica poco, no?
il lavoro sa dare soddisfazione, finalmente, sa aprire nuove possibilità senza che io abbia il terrore del cambiamento, e sa aggiustare, rettificare, attutire la mia propensione, mortifera, alla perfezione. sono ancora precaria nel mio lavoro, ma è radicalmente cambiato il mio approccio, la mia libertà, la mia capacità di accettare l'imprevisto. pensavo che quando si ha tanta paura dell'imprevedibilità, quando tutto deve essere sotto controllo, quando si insegue il perfezionismo, quando si giudica severamente l'incertezza o scorrettezza degli altri, quello che stiamo facendo è solo di porre un rimedio, di limitare l'inquietudine rispetto alla più grande paura che abbiamo, la cosa più imprevedibile e imprendibile e incontrollabile della nostra vita: la morte.
non sono guarita, sono solo migliorata...intanto al Mart mi tocca tornarci, per colpa della mia incapacità di tollerare un possibile ritardo, e farmi altre due ore di macchina, per andare, e due per tornare...Alice deve essere mia!
se "falla girare" di Jovanotti mi fa pensare ai punti di vista come una necessità,
"uno sguardo verso il cielo" delle Orme, sullo stesso cd, mi fa pensare alla speranza come un dovere.
Uno Sguardo Verso Il Cielo
Le orme
La gioia di cantare, la voglia di suonare
Il senso di raggiungere quello che non hai
Ecco un altro giorno come ieri,
Aspettare il mattino per ricominciare.
La forza di sorridere, la forza di lottare
La colpa d'esser vivo e non poter cambiare
Come un ramo secco, abbandonato
Che cerca inutilmente di fiorire.
La maschera di un clown in mezzo a un gran deserto
Un fuoco che si spegne, uno sguardo verso il cielo
Uno sguardo verso il cielo, dove il sole è meraviglia
Uno Sguardo Verso Il Cielo
Le orme
La gioia di cantare, la voglia di suonare
Il senso di raggiungere quello che non hai
Ecco un altro giorno come ieri,
Aspettare il mattino per ricominciare.
La forza di sorridere, la forza di lottare
La colpa d'esser vivo e non poter cambiare
Come un ramo secco, abbandonato
Che cerca inutilmente di fiorire.
La maschera di un clown in mezzo a un gran deserto
Un fuoco che si spegne, uno sguardo verso il cielo
Uno sguardo verso il cielo, dove il sole è meraviglia
Dove il nulla si fa mondo, dove brilla la tua luce.
4 commenti:
Mi è piaciuto molto il tuo post, soprattutto perchè parlando di te così sinceramente, costringi chi ti legge a guardarsi dentro con uguale franchezza.. (che a volte fà male.)
Sai, penso proprio che non sia possibile essere o diventare, una persona definita una volta per sempre, siamo tutti un pò dottor Jekill e Mister Hyde, e forse è meglio così. La severità verso sè stessi, e la ricerca del perfezionismo, penso siano il prezzo che paghiamo al desiderio di piacere agli altri, senza la fatica o la paura (a volte veramente inutile) di dover competere.
Ma questa è la vita: Prendere o lasciare...
p.s. piccola invidia per il Mart a Rovereto, dai uno sguardo anche per me.
Ciao Rossa.
che bello questo tuo commento, ti ringrazio. pensa che lo immaginavo tu avresti scritto qui. di solito ti fai sentire, magari è solo un caso, quando scrivo cose personali, e non capita proprio spessissimo.
associ il perfezionismo al desiderio di piacere agli altri...non sono molto d'accordo, per piacere agli altri bisogna lasciare spazio all'accoglimento dell'errore.
se vado a Rovereto...lo scrivo di sicuro!
Io ti seguo spesso e concordo con l'apprezzare questo tuo aspetto intimistico nel quale si può guardare ma anche specchiarsi. Forse è questo l'aspetto che ci avvicina di più alle persone ma non se ne ha sempre voglia ... bello leggerti
yin
ciao Yin, qual buon vento. tutto bene? se sei qui sarai tornata anche a casa tua immagino..
grazie, è un piacere quel che mi dici. ogni tanto parlo di me, ma non troppo, solo quando mi sembra che quel che succede a me possa essere di spunto anche per altri.
a presto
Rossa
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