non so nemmeno se riesco a scrivere. sono bloccata da un eccesso. il pensiero è così denso che sono certa di non poterlo dipanare. vorrei dire tutto e allo stesso tempo niente.
capolavoro.
Pina 3D, regia di Wim Wenders.
racconta di Pina Bausch, coreografa tedesca di grandissima fama scomparsa nel 2009, della sua danza, dei suoi ballerini, del suo lavoro sul corpo e sulle emozioni.
visualizza il teatro-danza che, a partire dagli anni Settanta, ha rivoluzionato la concezione della danza contemporanea, seguendo gli artisti della leggendaria compagnia Tanztheater Wuppertal sulla scena e fuori, nella città di Wuppertal, il luogo che per 35 anni è stato la casa e il cuore della creatività di Pina Bausch.
ma queste sono cazzate.
notizie.
qui c'è una densità atomica, c'è una genialità esplosiva, c'è una potenza espressiva che mi ha ipnotizzata dal primo fotogramma all'ultimo. danza solo danza, dal primo fotogramma all'ultimo, ballerini, di tutte le razze, di tutte le età, di tutti i sessi. corpo e materia del corpo. mente e suggestione della mente. vita e intesità della vita.
ricerca.
Pina Bausch era un genio, indubbiamente, un'artista profondissima, una creatrice immensa, una plasmatrice del corpo, una maga delle emozioni, un'inventrice del movimento, una poetessa dell'immagine corporea.
Pina Bausch era, anche, e soprattutto, un'analista. nel film emerge chiaramente il lavoro di ricerca personale, sulla domanda e sul desiderio, che ha saputo intraprendere con ogni suo singolo ballerino, con grande intelligenza, grande capacità intuitiva e ancora maggiore forza di suggestione. una psicoterapia che passa dal corpo, un linguaggio diverso, con un potere espressivo enorme, con una carica emotiva incontenibile.
Pina guardava, osservava i suoi ballerini, parlava poco ma sapeva parlare. e poi tacere. era suggestiva e magnetica, a partire da ogni sua singola osservazione i suoi ballerini, ad un ad uno, sono cresciuti, hanno cercato, hanno sondato, hanno sofferto, hanno avuto paura, hanno aperto le loro domande, e hanno danzato. hanno ballato sui loro dubbi, nel pieno della loro ricerca, della reinvenzione di se stessi e della rivisitazione della loro nudità.
Wenders è magistrale nella narrazione di questa ricerca e nella sua composizione pittorica filmica.
danza è ovunque, ovunque, in una piscina, in uno spazio vuoto, in uno spazio industriale, nelle vie della città, sulle teleferiche, sulle spiagge, nei canyons, attraverso le vetrate e nei ruscelli. ovunque è danza. la danza narra della vita, si vive danzando, si parla danzando, si ama danzando. e danzando si soffre.
la danza è anche teatro, immagini di un cuore rosso pulsante, di aliti di respiro, di acqua che riflette la luna, di un caffè dove si patisce la vita, di uomini che incontrano le donne, di donne che si affidano agli uomini, di incontri impossibili ed eterni, di momenti dolorosi e bellissimi.
la danza di Pina è anticonvenzionale, anti estetica, in contrasto con tutta la tradizione rigidamente ossessiva e paranoica della danza. i suoi ballerini non sono belli. le donne sono alte e basse, giovani e vecchie, lunghe e ossute, spettinate, senza cura e senza trucco. la nudità non è oggetto, ma soggetto, bianca scavata segnata rugosa e spigolosa. non c'è osservanza delle regole e dei canoni, c'è solo ricerca. una ricerca che arriva dritta al centro, rigorosa, spietata, senza vergogna. è una danza etica.
ipnotizzata ed emozionata, ho bevuto e mi sono cibata di questo film, di questo tempo, questo spazio in tre dimensioni come se a ballare fossi io. come se a soffrire fossi io, ed ero io, come se ad amare fossi io, ed ero io.
"Continuate a cercare"