Meditazione è la scoperta che
la meta dell'esistenza è sempre raggiunta
nell'istante presente
(Alan Watts)
notte notte, abbastanza notte. alla fine sarà notte sul serio.
notte mindfulness, notte sola, notte da sola, notte con il tempo della notte per fare pensare scrivere. notte freddo, profumo di autunno.
dovrei accucciarmi, dovrei. fossi saggia. lo capisci da te che non lo sono.
ho voglia. voglia di scrivere, raccontarmi questa sera di mindfulness.
mindfulness: consapevolezza. ecco tutto qua. seminario di mindfulness. non una tecnica, ma uno stato mentale operativo, una particolare condizione della coscienza. viene, e somiglia, dalla meditazione buddista. concentrazione. attenzione sul sè. respiro, pesantezza, sensi, tutti i sensi, corpo. il corpo. finestra sulla mente. tu dovresti ben saperlo. mal di gola e poi mal di schiena. tu respiri con il corpo e con il corpo pensi, anche tu. ora pensa alla tua schiena, il tuo pensiero è fisso ma produce sintomi diversi. sei il primo a dirlo. non ho fatto niente, perchè ho mal di schiena? ma è la tua mente che fluttua, inconsapevole aihmè, tra pensieri dolenti e il tuo corpo soffre. il corpo parla la lingua della mente, la concretizza.
mindfulness, pensiero, attenzione senza giudizio, attenzione su una cosa sola e presente. separare la verità dal pensiero cattivo, che fa male, che si ritorce contro. imparare ad ancorare la nostra consapevolezza al momento presente. il pensiero sa essere pesante e dirci cose cattive, ripetersi sempre uguale: sono incapace, sono inadeguato, sono solo, sono cattivo, sono obbligato, sono incatenato, mi pensano male, mi vogliono male, sono ingiusti, sono crudeli, gli altri con me. cose così, pensieri ripetitivi, sempre uguali, malefici che scavano dentro, parassiti della mente che non ti lasciano ragionare. pensieri che si immettono nei binari fissi della mente e la percorrono tutta, una dieci cento mille volte.
ecco, mindfulness, consapevolezza e controllo sul pensiero. imparare a concentrarsi e separare la vuota ripetitività dalla concretezza delle cose.
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera accettazione,
al di là della voglia di scappare o sistemar le cose o tuffarcisi dentro a testa bassa:
un momento di puro essere, fuori dal tempo
un momento di pura vista, pura percezione,
un momento nel quale la vita si limita a essere,
e quell'"essere" ti prende, ti afferra con tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa.
(Jon Kabat Zinn)
faccio due serate introduttive, è un corso per operatori. come me, psichiatri psicologi che vogliono imparare su di sè per saper consigliare agli altri.
mi mettono delle uvette nella mano. guardale, come se fosse la prima volta, sei un marziano e non le hai mai viste, guardale, come sono. ora toccale come sono, che sensazioni danno, ora portale alla bocca, strofinale sulle labbra, che cosa senti, ora mettile in bocca, tra le labbra poi tra le guance e le gengive, spostale, ora mettile sul palato, non ingoiare. ora si, puoi masticare, piano, senti la consistenza. ora si puoi ingoiare, passano dentro, sentile scendere, ora sono parte del tuo corpo, dentro.
poi un'altra volta, da capo, ora toccale, ora annusale che odore hanno, ora senti che rumore fanno vicino all'orecchio. ecco, un gesto di dieci minuti per magiare un'uvetta. cosa provo? la sensazione del gusto è a mille. l'uvetta tocca le labbra e sento la salivazione che sale, ma come sale. acquolina, devo deglutire la saliva. è un'uvetta in fondo, ma è, in verità, la prima volta che mangio un'uvetta in vita mia. è la prima volta che sento distintamente la mia salivazione salire. vorrei ingoiarla ma resisto, controllo la tentazione, la mastico, esce la polpa dell'uvetta, è buona è dolce, mi riempie il palato di gusto. così. piacevole.
poi respiro. concentrazione sul respiro. sento il mio corpo che nella parte del contatto con il pavimento diventa magma, non distinguo più i confini. e sento. mi sento respirare, mi ascolto respirare, solo solo solo quello. sento il mio corpo che respira e batte. il cuore, si, quello è pazzo, sono tre giorni che va a manetta, il pensiero del rientro mi ha scombussolata, tachicardia ed extrasistoli. sento il respiro e sento il battito. come è forte, il mio cuore, mi fa vivere, mi fa respirare, ma anche mi da ansia. sono immobile e sono pesante, sono ferma ma sento che il mio corpo dondola lentamente impercettibilmente. sono, adesso sono.
il pensiero a volte entra, bussa, vuole entrare, penso alla vita-casa, alla vita-lavoro, a te, penso al mio corpo e lo sento desiderare, ma devo tornare su di me, allontano il pensiero e torno a respirare, solo quello.
poca roba ancora, è un cammino lunghissimo, se veramente volessi impararlo. è un orto da coltivare. tempo e pazienza. forse mi piacerebbe imparare, forse mi aiuterebbe a separare realtà dalla fantasia,dalla paura della realtà.
ti capita a volte, guidando, per chilometri, in macchina, di innestare il pilota automatico? allo stesso modo si può non essere mai realmente presenti, momento dopo momento, per la maggior parte della nostra vita. ci ritroviamo a chilometri di distanza senza rendercene conto. forse si può, con la consapevolezza del nostro sentire esperire e provare, accrescere la nostra libertà e possibilità di scelta, dimenticarci delle routine mentali, degli automatismi, dei pilota automatici, e svincolare il pensiero, renderlo libero, capace di pensare.
ora sono davvero stanca.
stai con me.
shanti