bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 10 aprile 2020

ero sicura che sarei morta quando mi avrebbe toccata e, invece, naturalmente, cominciai a vivere.

riflettendo su questo libro, ogni volta che lo richiudo dopo la lettura serale, ogni volta che lo riapro la sera dopo, e mi ritrovo tra le righe di questa prosa non sempre facile, non sempre lineare, mi convinco che sono approdata a qualcosa di molto complesso.


non è solo una storia, una narrazione di fatti ed eventi, è una trattazione sulla crudeltà della vita.
sulla crudeltà dei legami.
sulla insostituibilità dei legami primordiali, ancestrali.
è un pianto, diciamo, ininterrotto su quell'affettività primigenia che si è destinati a perdere.
chi narra, Rose, pianista di eccellenza, gemella di Mary, altra pianista di eccellenza, rincorre senza speranza tutti i legami straordinari che ha perso. primo tra tutti quello con la madre, figura insostituibile e originalissima, poi quello con il fratello, altrettanto unico animato da pura energia vitale, poi quello con il padre, figura invece enigmatica e misteriosa, poi quello con Rosamund, personaggio a me meno chiaro ma illuminato, fino a un certo punto, da una grazia cristallina, infine quello con la sorella stessa, amatissima ma sempre più distante dopo anni di profonda simbiosi affettiva e artistica.
tutto quel che viene dopo, tutto quello che verrà, poi, nella vita, di Rose ma di tutti noi, non sarà mai paragonabile a ciò che abbiamo lasciato.
quell'impronta è unica indelebile. nessun passo potrà mai sostenere il ritmo della vita che ci ha indicato la nostra famiglia. ogni nuovo legame sarà una sorpresa, inaspettata, regalata, gradita, ma pallida, e solo vagamente consolatoria.

(Oliver) Smise di suonare e si alzò in piedi. Entrai nella stanza e ci trovammo l'una di fronte all'altro, tremanti.
Uno sguardo colpevole gli si dipinse in volto e poi scomparve. Disse esultante: "Ora posso amare di nuovo."
Mi colpì come una stretta al cuore che lui la mettesse in quel modo, ma il mio io più profondo mi disse freddamente che se avessi avuto lui, nient'altro sarebbe più importato. Venne verso di me e io mi irrigidii per il disgusto, ero sicura che sarei morta quando mi avrebbe toccata e, invece, naturalmente, cominciai a vivere.

inizierà a vivere? il passo è potente, perché preceduto, per molte pagine, da un malessere violentissimo di Rose. la prossimità di Oliver, che sarà suo sposo, la porterà a sbandare, a provare disgusto per i corpi, a ipotizzare l'abbandono di tutto, anche dalla musica, pur di ricreare distanza tra lei e un altro che si avvicina paurosamente. si, era solo paura, era il terrore di un linguaggio nuovo, inedito, rispetto a quello già noto (e la maestria letteraria di Rebecca West raggiunge vette altissime). l'Altro rimane sempre un'ombra oscura e inconoscibile. ci potremo mai fidare? l'episodio segna la fine dei legami certi, quelli familiari, e pone l'avvio di quelli incerti, quelli amorosi.
tre libri per parlare di questo, il passaggio dolorosissimo dalla matrice nota della nostra radice familiare a quella ignota e instabile del mondo dell'altro.

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