che sconsiderato divertimento questa mostra di Emilio Vedova.
che bell'allestimento in quel della sala delle Cariatidi di Palazzo Reale.
chissà, forse ci sono andata per questo.
“La mostra scaturisce dalla possibilità di usare come luogo espositivo la spettacolare Sala della Cariatidi… Oggi, vista la difficoltà nell’utilizzo delle pareti, la Sala ospita allestimenti temporanei che salvaguardano gli apparati decorativi. Ogni esposizione, pertanto, offre una lettura dello spazio in ragione al soggetto prescelto: nel caso dell’artista Vedova… si è optato per un intervento elementare e minimale…”.
Elementare, forse, ma definire minimale una parete di 34 metri, alta 5 e spessa 1 che attraversa diagonalmente questa spazio è davvero riduttivo. Un taglio non banale quello disegnato dallo studio Alvisi Kirimoto: un muro grigio con pannelli di OSB circondato da un’impalcatura di sottili tubi metallici neri che si in alzano sino quasi a raggiungere gli stucchi degli alti soffitti, consentendo l’adeguata illuminazione delle opere.
Sulla destra Celant ha scelto di esporre i celebri Plurimi, le sculture dipinte snodabili che a suo parere anticipano “l’ondata sensoriale e ribelle del 1968”. Dall’altra parte del muro sono invece stati disposti i Dischi e i Tondi dipinti su due lati sviluppati negli Anni Ottanta come personale retour à l’ordre di Vedova: sono installati a pavimento, arrampicati sul muro o appoggiati gli uni agli altri, persino trafitti da bricole. Figure geometriche perfette che pure Vedova più volte ha definito come “misteriose” e “minacciose”, capaci dunque di rotolare e travolgere.
(https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2019/12/mostra-emilio-vedova-palazzo-reale-milano/)
una scenografia maestosa
un contrasto riuscito
un'energia ruggente e oppositiva
un gran bel godimento.
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