bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 9 dicembre 2019

17 graffi

alla Casa della Memoria è in corso un atto di memoria.
doveroso.
sono 17 i "tabernacoli" dedicati ad ognuna delle vittime della strage di piazza Fontana, 50 anni fa. 

Diciassette fotografie e diciassette poesie in ricordo di ognuna delle vittime della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell'Agricoltura a Milano. Nel cinquantesimo anniversario di quella che fu una delle pagine più drammatiche della storia della Repubblica Italiana, venerdì 6 dicembre sarà inaugurata la mostra "17 Graffi. Piazza Fontana 50°" alla Casa della Memoria di via Confalonieri. Diciassette delle fotografie, una per ogni vittima realizzate appositamente per la mostra da altrettanti fotografi, sono una rappresentazione e interpretazione di chi allora perse la vita tramite i dati raccolti sul luogo dell'attentato e, a fine mostra, verranno consegnate come memoria storica all'Associazione Piazza Fontana 12 dicembre.

la casa della Memoria è un luogo di confine. 
da una parte c'è tutta la nuova area di Porta Nuova, di fianco sale il Bosco Verticale.
milionaria.
dall'arte si sviluppo tutto il quartiere Isola.
popolare.
dentro c'è questo percorso, direi curato, con molte parole da leggere, moltissime, tra poesie, descrizioni, biografie e l'incredibile poesia di Pasolini, Patmos.
la scrisse nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, a poche ore dall'attentato, presagendo suicidi (ma da parte di un fascista responsabile) e citando i nomi e le biografie dei morti. 
non saprei dire se sia una poesia, ma sono invece certa che si tratti di un documento storico straordinario.
ne cito solo le righe finali, di grande potenza visiva:
la porta della storia è una Porta Stretta
infilarsi dentro costa una spaventosa fatica
c’è chi rinuncia e dà in giro il culo
e chi non ci rinuncia, ma male, e tiri fuori il cric dal portabagagli,
e chi vuole entrarci a tutti i costi, a gomitate ma con dignità;
ma son tutti là, davanti a quella Porta.

è stata una lunga sosta, ho letto tutto, ogni riga, ogni poesia, ogni biografia.

Non sono mai stata a Patmos
c’è troppo sangue
e il grido di qualche santo
che discute con Cesare.
Mi sono solo ritrovata due cappelli
e mi sono chiesta
dove fossero gli uomini.
Qualcuno li ha visti brillare
Come le stelline che facevo
scintillare a Natale.
Di questa storia
non so niente
sento solo il sudore
ghiacciato dei saluti.
Qualcuno dice erano due amici
il loro tempo si è fermato
16,37.
Il piombo battezzato
del presente è un antenato e
il sangue mi arriva arrugginito.
Tagliuzzati uomini e carte
ferrato il corso dei cavalli
dietro ad ogni porta.
Oggi sono stata
fossile e ossa.
Agnese Coppola

Questo oggetto marca una soglia, e non solo quella della porta che ha permesso di aprire milioni e milioni di volte prima e dopo quel giorno fatale. Segna il confine tra il tempo prima del 12 dicembre 1969 e il dopo. La soglia invisibile tra la normalità delle cose di ogni giorno, la quotidianità della vita che scorre inconsapevole di se stessa, con la gratuità di un dono a cui non pensiamo mai abbastanza, e l’abnormità dell’orrore che si spalanca, come il cSostiamo su questa maniglia. Guardiamola bene. Per ricordare cosa accadde quel giorno e pensare agli innocenti che l’hanno sfiorata prima di andare incontro alla morte, senza saperlo. E poi per respirare il presente, consapevoli a noi stessi, con stupore e gratitudine per la normalità del nostro vivere quotidiano, che sfioriamo e spingiamo avanti ogni giorno senza pensarci, senza attenzione. Come tanti hanno fatto con questa maniglia.
Benedetta Tobagi



non puoi sapere ma sai
una scheggia nel cervello
l’istinto è in noi, animale
crollano i fogli nel solco
marmo a brandelli ovunque
l’odore del sangue per lo squalo
sotto il tavolo della trattativa
esploso il grande inganno
hai perso, abbiamo perso tutti.
Federico Balzarini

ho letto tutto.
facciamolo tutti

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