un film di una bellezza formale ineccepibile.
è un film in bianco e nero ma non filmato in bianco e nero.
tutte le tonalità sono grigie, nere, bianche, il tempo, e anche il tempio, è grigio, i vestiti e le armi e l'amore sono chiare o scure, senza colore.
solo i volti esprimono il colore della carne.
il film è di una bellezza agghiacciante. siderale.
e anche carnale, vitale.
i contrasti, lo scontro tra l'assoluto e il relativo, tra il potere e il desiderio, tra la luce e l'ombra, il doppio e l'unico, lo yin e yang, toccano un punto estremo di rappresentazione cinematografica.
il richiamo a Kurosawa è fortissimo, ascoltarlo in lungua originale è stato fantastico.un film di irresistibile bellezza, un'esperienza di rapimento estetico.
certo, rispetto a Lettere di uno sconosciuto siamo su un altro registro, e forse preferisco quest'ultimo, ma in ogni caso, con Zang Yimou si va al cinema.
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