bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 14 settembre 2018

Donatella Di Cesare

Donatella di Cesare mon amour.
bella, un bel coraggio, fuori dal coro, ferma sulla sua posizione, politicamente scorretta, mi è piaciuta, ancora una volta.
ancora al tempo delle donne, si parla di felicità e potere.
ne viene fuori una, certa Mariangela Marseglia, country manager di non so che, quindi suppongo rappresentante del potere femminile, che esordisce con una frase del tipo "sono terrona, sono bassa di statura e omosessuale, tutto avrebbe potuto far pensare che non sarei mai arrivata in una posizione di potere".
sono allibita.
della sua statura provenienza territoriale e preferenza sessuale non sono interessata, e credo che molta ma molta gente stia lottando perché razza, religione, orientamenti sessuali e anche bellezza fisica (come comanda la nostra costituzione) non siano discriminanti.
la simpatica ingenua signora al potere fa invece la proposizione contraria. usa le discriminanti, di cui non frega a nessuno, per avvalorare la sua posizione di potere.
la discriminazione viene, in questo caso francamente imbarazzante, usata come un merito come un plus. guarda un po' quanto sono figa, mi piacciono le donne eppure sono un capo.
le discriminanti, la sua sessualità e la sua provenienza regionale, non possono mai, in un mondo civile essere dirimenti in tema di competenza. è ovvio, ci stiamo ammattendo per questo, nessuno mai divrebbe chiedere queste credenziali (oltre allo stato civile e alla presenza di figli) nel momento di assumere o promuovere una donna sul lavoro
ma, ovviamente, io non ne voglio sapere nulla nemmeno nella posizione contraria. che sia una omosessuale al potere non mi frega nulla, è certo però che il fatto che lo sbandieri, orgogliosa e prima di dire ogni altra cosa, come un fattore di merito mi fa pensare non male, ma malissimo, di lei.
santocielochemondo.
la Di Cesare, che brilla come una stella nel firmamento, partecipa al dibattito in corso. non batte ciglio.
prende la parola e dice che lei, che da tre giorni frequenta il convegno, è in disaccordo con molto, se non tutto, quello che sente in giro.
già la venero, e per due motivi, subito.
la prima è che già sento che il suo dissentire è simile al mio e lo dice, caspita, lo dice, non si nasconde dietro i soliti inchini di corte.
e prima ancora perchè è da 3 GIORNI CHE FREQUENTA IL CONVEGNO.
ora, la maggior parte delle starlette e attrici e cantanti e comici che intervengono al convegno, oltre a non avere nessun tipo di specifica qualifica per dire questo o quello, ma tant'è, li invitano come se avessero cose importanti da dire, entrano in sala, dicono la loro sulla felicità (boh, chissà, vedremo) e se ne vanno.
e io mi sono chiesta: ma tesori miei, se non sapete di cosa si sta parlando, come fate a dire la vostra? basta solo dire: io faccio così, ho incontrato quello, ho fatto quell'altro, sono triste, sono felice? o è meglio se state qui. girate, ascoltate, state tra la gente, partecipate al convegno. sentite che aria tira. altrimenti la vostra opinione, che valore avrà, al di là del: ci sono stato?
è una cosa che mi chiedo da sempre, quelli che intervengono poi se ne vanno. sono diversi dagli altri? se venite e intervenite poi, io dico, state qui, respirate l'aria, tastate il terreno, capiteci qualcosa dei temi e di come sono trattati. la vostra opinione, in sè, non è poi così importante, no, direi di no, ma se sarà dentro un discorso, compreso, dirà qualcosa in più. avverto molto spesso la sensazione che i cantanti non ascoltino musica se non la propria produzione, che gli attori di teatro non vadano a teatro, che gli attori di cinema non vadano al cinema, che gli scrittori non leggano libri.
ognuno fa il proprio. faccio l'attore perchè ho fatto 3, 5, 10 film. ma il mondo intorno?
la DiCesare, che parte da questo sensato presupposto (eeserci) e già merita una medaglia, sposta l'attenzione dalla felicità intesa come faccendina personale a questione sociale. non c'è felicità se non condivisa, non posso essere felice (e aggiunge: non so bene se sono felice, non mi sembra così importante) se il mondo è una carneficina. io sono un essere sociale, il mio bene non è solo personale, è una partecipazione di un bene comune.
dice, in pieno spirito lacaniano, che questo è il tempo del godi, godi, godi. a tutti i costi godi.
ha ragione, il nostro è il tempo dell'obbligo alla felicità, del consumo immediato e dell'immediata soddisfazione. di felicità ce n'è fin troppa in giro, la gente pensa solo al suo diritto di essere felice, guai a toccare la felicità dei figli, nessuno li tocchi, nessuno e dico nessuno, guai a negare il mio imperiale diritto a godere di tutto, subito, possibilmente in eterno.
concordo, lo sapevo che sarei stata d'accordo.
gelo sul palco, la manager terrona bassa e omosessuale, come prevedibile, ha da ridire stizzita, ma è chiaro che non ha capito una sola parola. niente. ma come, dice, la felicità è nelle nostre mani! ognuno di noi ha il diritto di lottare per la propria felicità! ognuno costruisce la propria felicità! applausi scroscianti.
siamo sole Donatella, tu ed io.

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