la materia di Arnaldo Pomodoro è incandescente.
brilla, è lucida e splendente. in superficie
ma nasconde un mistero.
è magmatica e lavica. dentro
l'effetto per me è magnetico, qui nella sala delle Cariatidi di Palazzo reale di questa città che amo immensamente (quanti regali mi ha fatto questa città?).
la sfera inganna con la sua perfezione, un'altra sfera all'interno è rotta, corrotta, infida.
la materia mostra una faccia, ma ne contiene un'altra
così io leggo, guardando questi capolavori di scultura e ingegno e pensiero.
una parete mostra una battaglia, si ispira a quell'altro genio di Paolo Uccello, che ho tanto amato nei miei studi liceali, e ora mi appare diversa, meccanica e dura, materica e spigolosa, tagliente, ma che forza.
che schianto.
sono ipnotizzata da questo artista, la scultura mi riserva sorprese impensate, emozionanti.
Ecco ciò che mi muove a fare le sfere: rompere queste forme perfette e magiche per scoprirne (cercarne, trovarne) le fermentazioni interne, misteriose e viventi, mostruose e pure; così provoco col lucido levigato un contrasto una tensione discordante, una completezza fatta di incompletezze. Nello stesso atto, mi libero di una forma assoluta. La distruggo. Ma insieme la moltiplico.
Arnaldo Pomodoro
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