Per parlare aspettavamo
solo il grido di sdegno che risuona da
ogni parte. I nostri occhi erano aperti,
vedevamo il nemico prepararsi e
insorgere, ma non abbiamo suonato
l’allarme; abbiamo lasciato che il
popolo vegliasse su se stesso, e lui
non ha dormito, ha fatto ricorso alle
armi. Abbiamo lasciato che il nemico
venisse fuori dal suo nascondiglio, lo
abbiamo lasciato avanzare; adesso è
libero, alla luce del giorno, e allo
scoperto, ogni colpo andrà a segno,
non appena lo vedrete sarà morto.
Ve l’ho già detto una volta: i nemici
interni della Repubblica sono divisi
in due reparti, come a dire due
squadracce. Sotto vessilli di colore
diverso e sulle strade piú diverse si
affrettano tutti verso il medesimo
scopo. Una di queste fazioni non
esiste piú . Nella sua studiata follia
ha tentato di eliminare i patrioti piú
fidati come se fossero dei deboli
ormai inservibili, per depredare la
Repubblica delle sue braccia piú
vigorose. Ha dichiarato guerra alla
divinità e alla proprietà puntando a
una diversione a favore dei re. Ha
parodiato il sublime dramma della
rivoluzione per comprometterla con
studiati eccessi. Il trionfo di Hébert
avrebbe trasformato la Repubblica in
un caos, cosa che il dispotismo
trovava soddisfacente. La spada della
legge ha colpito il traditore. Ma che
importa questo agli stranieri, visto
che per raggiungere lo stesso scopo
possono contare su criminali di altra
specie? Non abbiamo fatto nessun
passo avanti, se resta da annientare
ancora una fazione.
Essa è il contrario dell’altra. Essa ci
spinge alla debolezza, il suo grido di
guerra è: pietà! Vuole strappare al
popolo le sue armi, e la forza che
guida le armi, per consegnarlo nudo e
spossato ai re.
L’arma della Repubblica è il terrore,
la forza della Repubblica è la virtú –
la virtú, perché senza di essa il
terrore è guasto, il terrore, perché
senza di esso la virtú è impotente. Il
terrore è una secrezione della virtú,
non è nient’altro che giustizia rapida,
severa e inflessibile. Dicono che il
terrore sia l’arma di un governo
dispotico, che dunque il nostro
governo equivale al dispotismo.
Certo! ma cosí come la spada nelle
mani di un eroe della libertà equivale
alla sciabola di cui è armata la
guardia del tiranno. Se il despota
governa i suoi sudditi simili a bestie
mediante il terrore, ha ragione in
quanto despota; ma se distruggete
mediante il terrore i nemici della
libertà, in quanto fondatori della
Repubblica non avete meno ragione.
Il governo della rivoluzione è il
dispotismo della libertà contro la
tirannia.
Pietà per i realisti! esclamano
alcuni. Pietà per i malvagi? No! Pietà
per l’innocenza, pietà per la
debolezza, pietà per gli infelici, pietà
per l’umanità! Solo al cittadino
pacifico spetta la protezione da parte
della società.
In una Repubblica soltanto i
repubblicani sono cittadini, i realisti
e gli stranieri sono nemici. Punire gli
oppressori dell’umanità, è clemenza;
perdonarli, è barbarie. Tutte le
espressioni di una falsa emotività mi
sembrano sospiri che mettono le ali
verso l’Inghilterra o l’Austria.
Ma non soddisfatti di disarmare il
braccio del popolo, si cerca anche di
avvelenare le piú sacre sorgenti della
sua forza con il vizio. Questo è
l’attacco piú sottile, piú pericoloso e
piú ripugnante alla libertà. Il vizio è
il segno di Caino dei regimi
aristocratici. In una Repubblica non è
solo un crimine morale, ma anche
politico; l’uomo dedito al vizio è il
nemico politico della libertà, per la
quale è tanto piú pericoloso quanto
piú grandi sono i servizi che
all’apparenza le ha reso. Il cittadino
piú pericoloso è colui che trova piú
agevole consumare una dozzina di
berretti rossi che compiere una buona
azione.
Mi capirete facilmente se pensate a
gente che in genere viveva nelle
soffitte e adesso viaggia in carrozze e
fa sconcezze con ex marchese e
baronesse. Forse dobbiamo
chiederci: è stato depredato il
popolo, oppure hanno stretto le mani
colme d’oro dei re, quando vediamo i
legislatori del popolo far sfoggio di
tutti i vizi e di tutto il lusso degli ex
cortigiani, quando vediamo questi
marchesi e conti della rivoluzione
sposare donne ricche, dare sontuosi
banchetti, giocare, tenere dei
servitori e indossare vesti preziose?
Forse dobbiamo meravigliarci
quando li sentiamo enunciare pensate,
atteggiarsi a begli spiriti e sfoggiare
toni beneducati. Recentemente è stata
fatta la parodia di Tacito in modo
spudorato
21
, io potrei rispondere con
Sallustio ed evocare un Catilina; ma
non credo di aver bisogno di altri
interventi, i ritratti sono ultimati.
Nessun patto, nessun armistizio con
coloro che miravano solo a
saccheggiare il popolo, che
speravano di compiere questo
saccheggio impunemente, e che
consideravano la Repubblica una
speculazione e la rivoluzione un
mestiere! Trascinati nel terrore dal
fiume impetuoso degli esempi,
cercano sommessamente di
raffreddare la giustizia. Verrebbe
quasi da immaginarseli mentre
dicono a se stessi: «Non siamo
virtuosi abbastanza per incutere tanto
terrore. Oh legislatori filosofici,
abbiate pietà della nostra debolezza!
Non oso dirvi che sono vizioso;
preferisco dirvi: non siate crudeli!»
Tranquillizzati, popolo virtuoso,
tranquillizzatevi, patrioti! Dite ai
vostri fratelli di Lione: la spada della
legge non arrugginisce nelle mani alle
quali la avete affidata! – Daremo un
grande esempio alla Repubblica.
chi è?
Robespierre, nella versione di Georg Büchner, Morte di Danton.
radicalismo.
tempo di terrore.
poco è cambiato.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
se non che Robespierre, l'incorruttibile, paranoico e sanguinario, era uomo capace quanto meno di una teorizzazione del terrore, sapeva farne una questione filosofica e politica. il che non lo riabilita in quanto atroce assassino.
credo che ora ci troviamo solo davanti a una schiera di nichilisti, di gente che invece di morire di overdose in un angolo marcio delle periferie di Bruxelles preferisce andare incontro al proprio godimento di morte facendosi saltare in aria. gente comune, delinquenti da strada, gente che qualche mese prima di radicalizzarsi ballava in discoteca con le bionde che poi ha ammazzato al Bataclan e nei locali di Parigi. la Cnn ha pubblicato alcune immagini esclusive che mostrano Salah Abdeslam, l'attentatore di Parigi, che balla in una discoteca a Bruxelles a pochi mesi dagli attentati nella capitale francese e a circa un anno dalla sua cattura. le immagini mostrano il terrorista con indosso una maglia arancione che si diverte in un locale insieme al fratello Brahim, morto kamikaze il 13 Novembre, che fuma una sigaretta e flirta con una donna bionda. i due ballano sulle note del loro rapper preferito Lacrim.
era l'8 febbraio del 2015.
Parigi: 13 Novembre 2015.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
oggi un attentatore dell'ultima ora ha dirottato un volo EgyptAir. "non è un terrorista, ma un idiota". così un funzionario del ministero degli Esteri egiziano, citato dal Guardian, ha apostrofato il dirottatore dell'aereo EgyptAir fatto atterrare a Larnaca, a Cipro. e questa espressione dell'avvedutissimo egiziano -che, diciamolo, ci stanno veramente facendo la figura degli idioti di questi tempi- mi colpisce, come se un terrorista fosse invece intelligente e accorto e non si meritasse l'appellativo di idiota.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
e mi sembra che idioti, più idioti di così non potrebbero essere, persone che non hanno, ovviamente, nessuna passione religiosa, nessuna frequentazione della religione e delle moschee, nessuna tensione di giustizia, semplicemente senza pensiero, senza credo, senza null'altro da poter portare addosso, si vestono da islamisti, giusto per dare forma a un corpo che altrimenti non ne ha.
senza forma senza mente. un giorno prima fumano bevono scopano il giorno dopo si travestono. è lo stesso identico vuoto di senso. idioti.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
sono spesso fratelli, paranoicizzati nella differenza tra un noi e un loro, una rovinosa forma di proselitismo familiare, un'alleanza che costa poco, che affonda rapidamente in una radice comune, la radice della radicalizzazione.
sono presenti in Europa, a Parigi e Bruxelles, e il clamore mediatico è universale, sono presenti in Pakistan, 70 morti a Lahore nel giorno di Pasqua, un numero di vittime impressionante per lo più giovanissimi e bambini, ma meritano due righe sbiadite e frettolose.
la paura ci fa fare cose tremende, differenziamo i morti in base all'occidentalizzazione dei problemi, sembriamo idioti tutti, tutti quanti.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
se non che Robespierre, l'incorruttibile, paranoico e sanguinario, era uomo capace quanto meno di una teorizzazione del terrore, sapeva farne una questione filosofica e politica. il che non lo riabilita in quanto atroce assassino.
credo che ora ci troviamo solo davanti a una schiera di nichilisti, di gente che invece di morire di overdose in un angolo marcio delle periferie di Bruxelles preferisce andare incontro al proprio godimento di morte facendosi saltare in aria. gente comune, delinquenti da strada, gente che qualche mese prima di radicalizzarsi ballava in discoteca con le bionde che poi ha ammazzato al Bataclan e nei locali di Parigi. la Cnn ha pubblicato alcune immagini esclusive che mostrano Salah Abdeslam, l'attentatore di Parigi, che balla in una discoteca a Bruxelles a pochi mesi dagli attentati nella capitale francese e a circa un anno dalla sua cattura. le immagini mostrano il terrorista con indosso una maglia arancione che si diverte in un locale insieme al fratello Brahim, morto kamikaze il 13 Novembre, che fuma una sigaretta e flirta con una donna bionda. i due ballano sulle note del loro rapper preferito Lacrim.
era l'8 febbraio del 2015.
Parigi: 13 Novembre 2015.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
oggi un attentatore dell'ultima ora ha dirottato un volo EgyptAir. "non è un terrorista, ma un idiota". così un funzionario del ministero degli Esteri egiziano, citato dal Guardian, ha apostrofato il dirottatore dell'aereo EgyptAir fatto atterrare a Larnaca, a Cipro. e questa espressione dell'avvedutissimo egiziano -che, diciamolo, ci stanno veramente facendo la figura degli idioti di questi tempi- mi colpisce, come se un terrorista fosse invece intelligente e accorto e non si meritasse l'appellativo di idiota.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
e mi sembra che idioti, più idioti di così non potrebbero essere, persone che non hanno, ovviamente, nessuna passione religiosa, nessuna frequentazione della religione e delle moschee, nessuna tensione di giustizia, semplicemente senza pensiero, senza credo, senza null'altro da poter portare addosso, si vestono da islamisti, giusto per dare forma a un corpo che altrimenti non ne ha.
senza forma senza mente. un giorno prima fumano bevono scopano il giorno dopo si travestono. è lo stesso identico vuoto di senso. idioti.
ora è tempo di islamizzazione del radicalismo.
sono spesso fratelli, paranoicizzati nella differenza tra un noi e un loro, una rovinosa forma di proselitismo familiare, un'alleanza che costa poco, che affonda rapidamente in una radice comune, la radice della radicalizzazione.
sono presenti in Europa, a Parigi e Bruxelles, e il clamore mediatico è universale, sono presenti in Pakistan, 70 morti a Lahore nel giorno di Pasqua, un numero di vittime impressionante per lo più giovanissimi e bambini, ma meritano due righe sbiadite e frettolose.
la paura ci fa fare cose tremende, differenziamo i morti in base all'occidentalizzazione dei problemi, sembriamo idioti tutti, tutti quanti.
una bella intervista sul corriere a Olivier Roy, orientalista francese docente all’Istituto universitario europeo di Fiesole, offre un’analisi importante, e secondo me inequivocabile, del fenomeno jihadista in Europa.
Qual è il movente?
«Alla base c’è un nichilismo, una repulsione per la società, che si ritrova anche a Columbine e nelle altre stragi di massa negli Stati Uniti, o in Norvegia con il massacro di Anders Breivik che fece 77 morti a Oslo e Utoya. C’è una descrizione degli assassini del Bataclan che ricorda Breivik in modo impressionante: uccidevano con sguardo freddo, con calma e metodo, senza neanche manifestare odio. Il nichilismo, la rivolta radicale e totale, è comune a tutti questi episodi, e in Europa prende la forma del jihadismo tra alcuni musulmani di origine o convertiti».
Qual è il peso di questi convertiti?
«Fondamentale, anche per spiegare la natura del jihadismo europeo. Nell’attacco di Parigi un ruolo importante nella logistica lo hanno giocato, dalla Siria, i fratelli Jean-Michel e Fabien Clain. Il fenomeno dei convertiti non è spiegabile se aderiamo alla diffusa analisi post coloniale della radicalizzazione. Alcuni miei amici progressisti, di sinistra o piuttosto estrema sinistra, mi dicono «questi giovani sono vittime di razzismo, di discriminazioni, è per questo che si ribellano». Non è vero. Nessuno ha discriminato i ragazzi francesi anche di buona famiglia che si convertono. Eppure vanno in Siria pensando di tornare per fare stragi».
Oltre al nichilismo, l’altro elemento è il conflitto generazionale?
«Sì, le famiglie sono spaccate. I genitori musulmani non se ne fanno una ragione, talvolta vanno in Turchia per tentare di riprendersi i loro ragazzi. Non abbiamo avuto alcun problema con gli immigrati musulmani arrivati nei decenni scorsi dal Maghreb. Ce l’abbiamo con alcuni dei loro figli, la seconda generazione, nati qui, che parlano il francese meglio dei padri e a un certo punto si sono secolarizzati. Le testimonianze coincidono: i futuri terroristi a un certo punto lasciano l’Islam dei padri e vivono all’occidentale, si dedicano al rap, bevono alcol, fumano spinelli, e poi all’improvviso cambiano, si lasciano crescere la barba, diventano islamisti, integralisti. Sempre in contrapposizione ai padri. Sono tanti i fratelli terroristi, dai Kouachi ai Clain agli Abdeslam entrati in azione a Parigi: la dimensione generazionale è evidente».
Paradossalmente la secolarizzazione non aiuta?
«È così. La secolarizzazione, la mancata trasmissione dell’Islam dei padri, favorisce l’islamismo. Islam dei padri che peraltro i convertiti non hanno mai conosciuto. Quindi, non si tratta di radicalizzazione dell’Islam. Ma di islamizzazione del radicalismo».
Stefano Montefiori - Corriere della sera
2 commenti:
Le parole dell' Incorruttibile, ascoltate a teatro, mi hanno molto colpito, per la loro potenza e logica, capaci quasi di trascinare molte menti, dimentiche che vi è un valore ancor più assoluto di ogni astratto concetto di giustizia sociale ed è il valore della vita umana e della sua dignità.
Valore al di sopra e prima di qualsiasi legge e contratto sociale, valore totalmente sconosciuti dagli odierni aguzzini che oggi sono in azione brandendo il nome del loro dio.
Grazie per le tue interessanti citazioni e considerazioni.
hai ragione Marco, le parole di Robespierre sono trascinanti, ma sono pur sempre quelle che Buchner ha scritto per lui...
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