bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 6 luglio 2015

tragedia di un uomo ridicolo

Milanesiana.
martedì, sala Buzzati, parla Carmen Pellegrino, personaggio veramente interessante, una vita dedicata alla poesia, la poesia dei luoghi abbandonati, dello spopolamento e del rudere, del cuore della pietra, del livellamento del tempo. sono ammaliata da questa bella ragazza, una scelta di vita così singolare, così intelligente, invidio la capacità di saper cogliere così furiosamente bene nel proprio desiderio.
mercoledì mi sono goduta una serata, al limite del paradossale, al Mexico con Bernardo Bertolucci e tutta una ganga intorno che non saprei come definire.
intanto il maestro è sulla sedia a rotelle...non lo sapevo...e tra i cortometraggi presenta uno "scarpette rosse" in cui riprende i propri piedi, in scarpette rosse, poggiati sulla sua carrozzina che sembra litigare furiosamente con le strade di Roma, inadatte a qualsiasi tipo di handicap, anche questo.
nella sala fa un caldo intollerabile, è vero che il Mexico, come ripete meccanicamente a ogni presentazione il suo propietario e gestore Antonio Sancassani, è fuori da ogni giro consumistico e biecamente commerciale perchè "solo al cinema il cinema  è Cinema!!", ma, un piccolo compromesso con l'aria condizionata, eviterebbe asfissiati e svenuti per colpi di calore.
cerco posto, temendo di non trovarlo, e mi siedo, io ingenua, vicina a una gentile signora che però, dopo cinque minuti, si sposta repentinamente, e senza dirmelo!!, lasciando che al suo posto si siedano due anziani signori, che pensavo in coppia e invece vicini solo per loro fortuna ma mia infaustissima sorte. si dice che gli anziani siano portatori, insieme ai propri anni, di meravigliosa saggezza ma temo non sia una verità assoluta ma, al solito, correlata alla singola persona e al suo singolarissimo modo di stare al mondo.
a me sono capitati due fenomeni, la signora, mooolto anziana, parlava, quando non dormiva, ad un volume altissimo scandendo faticosamente le parole, alzandosi di continuo, quando non russava, dal suo posto a sedere, facendo accorrere orde di hostess a soccorrerla e anche adularla (ma lei signora, complimenti, qui alla sua età) ma, in verità,  ronfando profondamente ogni volta che aveva il bene di stare seduta per almeno 20 minuti di seguito.
il signore, vicino a me, ha iniziato imponendomi, ordinandomi di spegnere il cellulare, che uso in modo molto parsimonioso e assolutamente a luci accese, descrivendomi la sua tragica situazione oculare causa un'operazione di cataratta che è stato costretto, da chi??, a subire suo malgrado. ho obbedito, diciamo così, ma a modo mio e in ossequio alla sua età (pensando ancora, in quel momento, che avesse un valore) e ho pensato, io furbissima, di non ribattere a una sola parola dell'augusto signore -e ne sono seguite a milioni di parole- per evitare di trovarmi coinvolta in una serie infinita di lamentele e querele. almeno il mio mestiere mi serve a evitare situazioni di pericolo.
alla presentazione di un certo Pezzotta, poco interessante e antipatico, sono seguiti tre cortometraggi di Bertolucci (tra cui "Il canale", reportage veramente interessante della vita sul canale di Suez e la convivenza delle antiche tradizioni locali con le novità del progresso, rappresentate dal passaggio delle grandi petroliere attraverso il celebre canale). poi, al dibattito, interviene anche il mitico enrico ghezzi (rigorosamente minuscolo).
il nostro ghezzi è chiaramente malato, malamente invecchiato, piegato da una malattia neurologica che potrebbe essere un parkinson o forse peggio. già parla per non farsi capire, si aggiungano questi movimenti incontrollati del corpo che rendono del tutto inutile l'uso del microfono (nonostante i ripetuti tentativi del tecnico di trovare una posizione accettabile dello strumento), così di quel che diceva si capiva meno della metà. una situazione inusuale, imbarazzante, umanamente pietosa. a questo si aggiunga il mio vicino di banco che ha cominciato a inveire contro il ghezzi dicendo, a voce altissima certamente per farsi sentire bene dalla piazza, chi il ghezzi morirà spastico, ma come è spastico, ma portatelo via che è spastico. 
ancora una volta mi sono guardata bene dal correggerlo, mi sono morsa la lingua. nonostante mi guardasse con insistenza per coinvolgermi nella sua invettiva alla ricerca di una spalla, l'ho ignorato con tutta la forza che avevo.
si aggiunga una definizione di irripetibile meschinità sul padre poeta di Bertolucci, ed ecco alla fine mi sono convinta che si può diventare dei vecchi orribili (tragedia di un uomo ridicolo), anche se si va alla Milanesiana a 80 anni. la Milanesiana non mi salverà.
Bertolucci ha parlato con garbo e intelligenza, molta ironia e tantissima esperienza.
a una domanda della Sgarbi sulle sue ossessioni o manie ha risposto che, a parte, appunto, l'ossessione relativa ad un padre poeta, le sue ossessioni sono state Pasolini e Godard, "anche se ho fatto di tutto perché non si vedesse troppo".
la serata termina con la proiezione di "Tragedia di un uomo ridicolo", un film dalla fotografia molto nitida in una trama assolutamente nebbiosa (parole del maestro), non si può dire del godimento di vedersi un film degli anni 80, con Ugo Tognazzi alle prese con la sua confusione paterna, a notte fonda, immersi nel sudore dei sopravvissuti.
grazie Mexico, anzi Messico, come il suo gestore si ostina a pronunciarlo, per l'aria torrida del sud america e la bellezza del cinema al Cinema.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post, complimenti.

Unknown ha detto...

Non ho letto tutto il pezzo perché quando chi scrive, parla di Enrico Ghezzi e dei suoi problemi di salute, mi è passata all’istante la voglia di leggere anche solo una riga in più.
Perché una cosa è parlare di un problema di salute, anche in modo libero e non convenzionale, ci mancherebbe; un’altra è giocare un po’ con le parole tanto per mostrarsi disinibiti nello scrivere ma dimenticando in toto la dignità della persona e delle implicazioni non solo fisiche del problema che porta sulle sue spalle.
Non è tutto da consumare, scrivere, monetizzare quello che ci passa davanti. E a volte è in quanto non scriviamo e non denudiamo volgarmente, che si nasconde chi sa davvero scrivere.
I più grandi tabù s’infrangono col coraggio, ma anche col rispetto, la sensibilità e l’eleganza.

Rossa ha detto...

Se leggessi tutto il post capiresti di aver scritto in commento inutile e inopportuno. Ma è pratica comune. Farsi opinioni sbagliate senza sapere. Giudicare senza nemmeno avere letto. Parli a sproposito, se non hai nemmeno letto tutto cambia semplicemente canale e non fare brutte figure.
Con rispetto ed eleganza
Rossa

Unknown ha detto...

Bleah

Unknown ha detto...

Mai piaciuto come critico/a parte la sua monografia su s.kubrik/...
Personalità introversa dalle idee poco chiare e inconcludenti...tutti i suoi commenti e interpretazioni di film travisano sistematicamente tutto quello che un film ha di sensato..
Una nullità... x riassumere ql che penso del grande critico...

Unknown ha detto...

Interpretazioni che travisano sistematicamente ciò che un film ha di sensato, pare il senso stesso dell'unica interpretazione possibile di un opera d'arte:trasgredire, travisando, ciò che ci sembrerebbe troppo sensato per essere interpretabile.