su Io Donna, settimanale del Corriere, mesi fa, credo a novembre, è stata indetta una simpatica competizione, l'invito a scrivere una storia, una trama, osservando i volti misteriosi delle quattro dame del Pollaiolo.
a parte l'attribuzione errata delle singole dame al museo di provenienza (!!, almeno su internet è sbagliata) l'iniziativa è divertente e mi diverto a riportare i testi composti dal giornale stesso. in occasione del Festival delle Donne era stata indetto anche un concorso fotografico, tra fotografi professionisti immortalavano donne famose e non, partecipanti al festoso festival, nella posizione di profilo. il profilo è una posizione inusuale per un ritratto, difficilmente una donna si presta di profilo, molto difficilmente, perchè nulla è più impietoso di un profilo. se c'è un difetto, si vede.
(foto di Giovanni Gastel e Neige De Benedetti)
si dice anche profilo psicologico... una linea di demarcazione tra ciò che si vede, si percepisce, e il mistero oltre la linea. oltre la linea ci siamo noi.
«I pensieri degli uomini mi sfiorano come i pizzi sulle spalle nude»
«I pensieri degli uomini mi sfiorano come i pizzi sulle spalle nude»
Solo chi è raffinata e bella come me conosce la calma sospesa
che dà l’eleganza. Quando mi muovo tra la gente sembro un’apparizione,
mentre i pensieri degli uomini e l’invidia delle donne mi sfiorano come i
pizzi sulle spalle nude. Anche l’artista che mi ha dipinto con tanta
cura non riuscirà mai a rendere tutta la mia bellezza. I gioielli sulla
mia acconciatura e sulla scollatura impallidiscono di fronte al roseo
incarnato delle guance. Mi rimproverano di pensare soltanto alla mia
immagine, ma non è questo il compito supremo di chi ha avuto in dono
tanta bellezza? Non devo essere rispettosa verso le linee sublimi dei
miei tratti? Quando mi sono sposata non mi sono preoccupata dell’aspetto
di mio marito. Volevo solo un uomo in grado di incorniciare la mia
avvenenza. Subisco i suoi assalti con indifferenza, ma non sono scortese
e gli sorrido, mentre penso a una nuova sfumatura del belletto. Ormai
non spera più di strapparmi alla mia calma concentrazione sul mio
aspetto. Non sono frigida, come insinuano alcuni. Che strana parola per
chi è tutta un fuoco per se stessa!
«L’oro dei forzieri di mio padre mi aureola più dei miei capelli»
Dicono che sia bella, ma io mi sento brutta o perlomeno
sgraziata. Insicura no, fin da piccola ho visto chiunque dal mendicante
al signore più potente trattare con riguardo il mio genitore. So anche
di non avere bisogno dell’avvenenza, l’oro dei forzieri di mio padre mi
aureola più dei miei capelli. Mi ritengono superba, ma sono soltanto
distaccata perché so che nessuno mi vuole per me stessa. Solo se i
lanzinecchi depredassero mio padre potrei sapere qualcosa dell’immagine
riflessa nel mio specchio. Potere avere tutto mi rende sobria, non mi
vedrete mai ingioiellata come certe frivole fanciulle, anche le stoffe
non le voglio screziate o damascate, ma ricamate il giusto per non farmi
notare. Nei crocchi di fanciulle parlo di rado, non civetto, non roteo
gli occhi e non sfioro come per caso il gomito dei cavalieri più
ricercati. Mia madre mi guarda rassegnata. Ma perchè? Non devo cercarmi
un marito, né obbedirgli una volta sposata. La mia dote compenserà i
miei silenzi. Perché fingere quando è così chiaro come funziona il
mondo?
«I miei capelli sono un serpente d’oro sempre pronto a colpire»
Sono ostinata, ma non voglio che nessuno se ne accorga. Rivolgo al mondo uno sguardo assente, come fossi assorta in un sogno lontano, ma intanto colgo ogni occasione che mi si presenta. La mia scuola è stata la tintura bionda. Gli uomini non sanno quanta pazienza ci vuole per tingere i capelli d’oro. Così la mia anima sotto la tintura sognante è nera e vorrebbe ogni cuore e ogni gioiello. Amo le stoffe sfarzose ricamate, al cui confronto il mio pallido viso sembra terreo. Vorrei che i pochi che mi hanno intuita pensassero che qualcosa mi rode: una malattia oscura, una speranza. A fermare il mio sguardo non bastano le armature cesellate o le insegne del potere. La mia passione è non avere passioni e usare quelle degli altri per raggiungere i miei fini. Chi mi corteggia pensa io sia ritrosa e timida. Le mie rivali sospettano che finga, ma non vanno più in là. Non sanno quanto il mio gioco sia più vasto di ogni loro aspirazione. Né che i miei capelli sono un serpente d’oro sempre pronto a colpire.«Mi vogliono dare in matrimonio, ma io vorrei fuggire lontano»
Voi che sognate la prima notte di nozze con un principe gentile, non sapete cosa sia giocare con un corpo lieve come il vostro, senza farsi schiacciare da spalle pesanti e mani dure. Ma anche chi tra di voi lo ha provato non lo prende sul serio. L’amica con cui scherzavate in giardino vestendola di baci, non vuole più la mia bocca sulla sua e protesta sorpresa: «Era soltanto un gioco, è il momento di crescere!». Ma se questo significa crescere, non voglio scordare gli spasimi segreti, i corpi stretti come due serpenti, le mani che non vogliono staccarsi, gli sguardi accesi tra la gente. Mi vogliono dare in matrimonio, ma io vorrei fuggire lontano con una dolce amica, nessuna però vuole scappare con me. Non voglio nemmeno andare in convento, mi piacciono l’aria aperta, le belle stoffe e le feste. Allora meglio sposarmi a un uomo ricco, ma molto anziano che non abbia voglia di domare troppo spesso il mio fragile corpo. E poi scordarlo tra le braccia di un’altra che ancora non conosco.
http://neigedebenedetti.blogspot.it/
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